Inoltrandosi tra le strette viuzze del paese di Torno, a monte della strada provinciale, si imbocca la Via Trida. Il vicolo parte stretto tra vecchie cascine addossate alla montagna per poi proseguire tra campi orti e prati diventando così una docile mulattiera. Qua e là qualche segnalazione sentieristica costituita da pennellate di vernice, dal color rosso sbiadito, segnala la prima parte del nostro itinerario.
La mulattiera prosegue verso Est per qualche chilometro passando per Moniga e mantenendo una debole pendenza. La manutenzione e la manifattura del percorso sono esemplari. La mulattiera è un vero capolavoro costruito con pazienza e tenacia dall'uomo che, in chissà quali secoli passati, ha pazientemente sistemato grandi lastroni di pietra calcarea che costituiscono un'impressionante gradinatura che si sviluppa per diversi chilometri, sulla quasi totalità del nostro itinerario.
Dopo aver oltrepassato un gruppo di cascine diroccate e un arco in pietra probabilmente d'epoca romana, il sentiero s'addentra nell'ombrosa valletta di Stravalle lungo una traccia ricavata su una ripida parete seminascosta dalla ricca vegetazione. Poco dopo un caratteristico ponticello in pietra permette di superare un suggestivo ruscello che scorre fortemente incassato nelle rocce e si giunge ad un bivio.
Mentre la traccia principale prosegue verso destra, arrampicandosi lungo il versante, un sentiero meno battuto, sulla sinistra, conduce in pochi minuti e in piano presso la cascina Negrenza dove è situato un caratteristico masso avello ricavato da uno dei tanti erratici presenti nella zona.
Vale quindi la pena abbandonare per qualche minuto la via principale per recarsi ad osservare questa importante testimonianza archeologica. Su un masso di roccia granitica, probabilmente proveniente dal bacino della Valmasino, collocato a ridosso dei ruderi di una baita, è scavato un sepolcro lungo 176 centimetri, largo 81 e profondo 46. Il perimetro dello scavo è orlato da un piccolo canaletto di scolo per evitare l'infiltrazione dell'acqua.
Una volta ritornati nei pressi del ponte si riprende il cammino lungo la ripida via che conduce all'Alpe Piazzaga salendo in uno splendido bosco di latifoglie, fino a sbucare nei prati sottostanti l'alpe Piazzaga e la cascina Repiago 600m. Da qui si procede attraversando verso Est il gruppetto di casette variopinte per andare a visitare la cappella della chiesetta dell'Assunta.
Tornando indietro fino all'estremità occidentale del piccolo nucleo rurale si riprende la mulattiera traversando in direzione di Montepiatto. Quasi senza dislivello, la traccia ritorna nei boschi percorrendo una seconda volta la Stravalle e la sua incisa forra carsica, per poi sbucare sul vasto pianoro morenico di Montepiatto. In breve si raggiunge un fitto gruppo di case lambito ad occidente da un parco pubblico con ippocastani e massi erratici. La segnaletica invita a salire verso il Castello d'Ardona. Si segue il sentiero, che sale sopra il parco, per circa tre quarti d'ora, coprendo così i quattrocento metri che separano la frazione dal castello. Una volta sullo spartiacque, si imbocca una traccia che si diparte dai resti di un vecchio cancello - due pilastri solitari dalla caratteristica terminazione piramidale a base quadrata - e, facendosi strada tra cespugli e rami, si giunge sul piazzale della rocca ormai abbandonata e pericolante. Tornati al cancello si può proseguire fino alla Baita Carla: un piccolo rifugio situato sulla Dorsale Lariana Occidentale e quindi proseguire fino alla cima del monte Boletto 1236 m.