Durante le grandi glaciazioni quaternarie, lingue laterali dei ghiacciai che scendevano dalla Valtellina lungo l'asse nord-sud verso l'attuale Como sono ripetutamente penetrate nella Valle del Nosè, arrivando fino alla quota della Colma di Sormano.Ci furono diverse fasi alternate di penetrazione e successivo ritiro dei ghiacci, che però ogni volta si fermavano a un livello più basso, lasciando a Monte una morena frontale.In particolare durante la fase di massima espansione nell'ultima glaciazione, il ghiacciaio proveniente dal lago di Como si è insinuato nella valle del Nosè fino a deporre la Morena del Dosso, che sbarrava la valle dell'attuale Pian del Tivano.La depressione che così si era formata è stata gradualmente riempita dalle acque di fusione, con la formazione di un lago, lentamente colmato dalle acque di fusione, con la formazione di un lago, lentamente colmato dalla sedimentazione del limo e del più grossolano detrito di versante.Questi depositi costituiscono il fondo orizzontale del Piano stesso.Non appena il ghiacciaio ha cominciato a ritirarsi, il lago, non più alimentato dalle acque di fusione, si è prosciugato a causa della presenza di un complesso sitema carsico, con fessure nelle rocce che funzionano da inghiottitoi.In questo modo si sono formati anche i Piani di Nesso.
"Ricordi" dell'antico lago sono alcune zone paludose umide, in cui vivono molte specie vegetali caratteristiche, come ad esempio la rara pianta carnivora dai bei fiori gialli (Utricularia minor), in grado di catturare e "digerire" piccoli insetti.Un'altra caratteristica naturalistica del Pian del Tivano sono come si è detto, i fenomeni carsici, legati all'azione "corrosiva" dell'acqua sulle rocce carbonatiche.La zona, in particolare è ricca di inghiottitoi naturali e di sorgenti carsiche, espressione superficiale di un complesso ed articolato sistema di gallerie e di cavità ipogee, di cui il Buco della Niccolina è uno dei più famosi.Il nome di questo verdeggiante e fiorito pianoro richiama alla mente il vento caratteristico del lago di Como, che spira da nord a sud.Secondo alcune leggende popolari, invece il nome deriverebbe dalla ricca e potente di Tivana che qui sorgeva nei tempi antichi.Signore di Tivana era Tivano, che, come il mitologico re Mida, aveva chiesto e ottenuto dal Dio Bacco - in cambio della sua ospitalità - la capacità di trasformare in oro tutto ciò che toccava.Rendendosi presto conto di quanto ingombrante e problematico fosse questo dono che rischiava di farlo morire di fame e di sete, implorò di nuovo il Dio di Salvarlo; Bacco, mosso a compassione, gli avrebbe suggerito di lavarsi nelle acque del Lambro.Ma le leggende non finiscono qui.Si racconta che la dolce regina aufreda, moglie del rude re degli Ostrogoti, Teodorico, colpita dalla bellezza del luogo, avesse costruito qui un castello, dove si rifugiava in compagnia di un paggio dal cuore gentile, che con il suono della sua arpa le faceva dimenticare la rozzezza e la crudeltà del marito.Una brutta sera il re si precipitò nel castello della sposa, pazzo di gelosia, e inseguì i due nella notte per i prati e le paludi del Pian del Tivano, fino a raggiungerli ed ucciderli barbaramente.Da quella notte la regina ed il suo paggio sarebbero condannati a vagare per i boschi del luogo senza trovare la pace.A ricordo di questa leggenda, c'è un angolo del Piano che fino al secolo scorso era ancora chiamato "Il giardino della Regina".