Il territorio lariano e, in particolare la zona del Triangolo Lariano, sono caratterizzati dalla presenza dei cosiddetti "massi erratici" o "trovanti".Le grandi colate glaciali, che a più riprese durante il Quaternario scesero dalle Alpi fino ai margini dell'alta pianura, trasportavan enormi quantità di detriti rocciosi derivati dall'attività di escavazione e di abrasione delle rocce su cui passavano.Quando il clima ritornava ad essere più mite, il ghiaccio fondeva e questo materiale - costituito da massi, ghiaie, sabbie ed argille - veniva abbandonato a formare i depositi morenici.Gli erratici sono invece massi isolati, di notevole dimensioni, anch'essi trasportati e depositati da ghiacciai; in genere sono costituiti da graniti, gneiss o serpentiti provenienti dalla Valtellina o dalla Valchiavenna, quindi da rocce diverse da quelle prealpine calcaree. Fu il naturalista Antonio Stoppani nel secolo scorso a intuirne per primo l'origine, che espose in un suo scritto "...sul dorso dei colli, sui fianchi dei monti, sui margini dei laghi... dappertutto... vedrete o solitari, o in gruppi fantastici, o allineati in modo mostruoso... pezzi enormi di graniti, di porfidi, di serpentini, di rocce alpine di ogni genere evidentemente divelti dai monti lontani portati giù, a centinai di miglia di distanza e posti a giacere così rudi e informi, ove possono meglio stupirci...". Quello dei trovanti è un argomento pieno di risvolti storici, culturali, economici; le loro dimensioni, la loro "diversità" rispetto alle rocce su cui poggiano, hanno incuriosito e attratto l'uomo fin dall'antichità.Molti trovanti sono stati oggetto di incisioni preistoriche , soprattutto in forma di coppelle, ovvero piccole concavità scavate nella roccia, di significato ancora incerto, forse rituale.Particolarmente interessante sono i massi avelli, misteriose tombe probabilmente preistoriche a forma di vasca scavate nei massi erratici che costituiscono una singolarità della nostra zona.Molte epigrafi romane e paleocristiane sono incise su are, cippi o stele ricavate dai trovanti: nei secoli tali rocce vennero pure utilizzate come materiale da costruzione o per elementi ornamentali di case e chiese, per manufatti vari come macine da cereali, olive, sale. Ai trovanti sono pure legate storie e leggende di Santi, diavoli, folletti, maghi e streghe.Alcuni tra i massi erratici più notevoli sono stati dichiarati "Monumenti Naturali" della regione Lombardia, con l'intento di tutelarne l'integrità.In particolare, la zona di Montepiatto, sopra Torno, è ricca di trovanti di cui i più notevoli sono la Pietra Pendula e la Pietra Nairola (Monumenti Naturali regionali). La prima, in comune di Torno, è un blocco di granito ghiandone poggiato su uno stretto pilone calcareo, forse assottigliato ad opera dell'uomo; la seconda invece, in comune di Blevio, è una tavola sempre di ghiandone, che sporge dal pendio.Altri trovanti sono invece trasformati in massi avelli (Avello del Maas, Avello di Rasina, Avello delle Piazze, Avello Negrenza, Avello delle Cascine di Negrenza).
Come si raggiunge
Da Torno, si sale alla località Caraniso (296 m; possibilità di parcheggio), dove si può vedere il masso avello detto "Maas"; da qui parte una mulattiera che sale con lunghi tratti a gradinata fino alle case du Montepiatto (619m ore1.15).