Presso l’Alpe Turati affiora una successione rocciosa d’età giurassica inferiore (da 200 a 180 milioni di anni fa) conosciuta fin dal secolo scorso per la ricchezza di Ammoniti (molluschi marini fossili). La scoperta di questa località risale alla metà dell’ottocento e rapidamente diviene conosciuta grazie alle ampie raccolte dell’abate Antonio Stoppani, insigne paleontologo del tempo. Da allora l’Alpe Turati è stata oggetto di numerosi studi paleolontologici svolti dall’Università di Milano negli anni 1971-1975 e successivamente negli anni 1997-1999. Il progredire degli studi ha aumentato gradualmente la fama dell’Alpe Turati: se inizialmente essa era conosciuta solo a livello nazionale, ora essa è divenuta di importanza internazionale. Infatti il riconoscimento della presenza presso l’Alpe Turati di decine di strati fossiliferi sovrapposti rende questa località unica in tutta l’area compresa tra l’Europa meridionale, l’Africa settentrionale ed il Medio Oriente, che in origine era occupata dal vasto mare della Tetide. Quindi l’Alpe Turati è fondamentale per la comprensione dell’evoluzione degli Ammoniti durante il Giurassico inferiore. Inoltre, poiché gli Ammoniti sono fossili con grande utilità stratigrafica, l’Alpe Turati risulta anche fondamentale per la ricostruzione della storia delle Alpi meridionali durante il Giurassico, ovvero all’inizio della formazione di un oceano dalla cui scomparsa ebbe origine la catena alpina.