Albavilla, Albese con Cassano, Tavernerio
Il Cosia è il torrente della città di Como. Per i Comaschi, però è quasi sconosciuto, o comunque
non è di certo l’immagine di una bellezza della natura. Le profonde trasformazioni
che hanno coinvolto il territorio, e in particolare le aree urbane, hanno portato
alla regimazione del suo corso e ad un suo utilizzo come recapito di scarichi civili e industriali.
Ma basta allontanarsi, anche di poco, dal centro urbano, verso la periferia
orientale, per avere una sorpresa inaspettata. Sembra di entrare in un mondo diverso,
dove si possono ancora respirare atmosfere “di una volta”, inconsuete per una periferia
urbana. Ed è per questo motivo che i Comuni e le Circoscrizioni, la Comunità Montana
Triangolo Lariano, la Provincia di Como, Associazioni ed Istituti scolastici del
territorio stanno promuovendo diverse iniziative finalizzate allo studio, alla tutela ed
al rilancio dell’intera valle, nell’ottica della creazione di un Parco Locale di Interesse
Sovracomunale.
Il torrente Cosia nasce da numerose sorgenti situate alle pendici meridionali del monte
Bolettone, e si getta nel lago di Como. Dal punto di vista geologico, la sua valle è scavata
entro formazioni rocciose sedimentarie di origine marina risalenti al Giurassico, in
alcune delle quali – come il Rosso Ammonitico – si possono rinvenire fossili di antichi
molluschi marini. In tempi geologici più recenti, durante l’era Quaternaria, la zona è
stata modellata dall’azione dei ghiacciai e soprattutto dello stesso Cosia, che ha inciso
e plasmato la valle in cui scorre. In particolare, nell’area sottostante il paese di Tavernerio,
il torrente ha scavato forre profonde fino a 20 metri, imponenti e scenografiche;
sulle ripide scarpate è ancora possibile leggere le tracce lasciate dal corso d’acqua, che
in epoche passate scorreva a quote più elevate dell’attuale. Un’altra forma di erosione
visibile lungo il corso del Cosia è quella delle “marmitte dei giganti”, chiamate localmente “bottini”, ovvero cavità profonde e levigate, dovute all’erosione meccanica esercitata
sulle rocce calcaree del letto del torrente dal moto rotatorio vorticoso di sabbie
e ghiaie trasportate dalla corrente.
Nella valle del Cosia, nonostante una crescente pressione antropica soprattutto nella
sua parte terminale, sono ancora presenti diversi ambienti naturali ancora ben conservati,
tipici delle pendici meridionali del Triangolo Lariano. Il mosaico verde va dai boschi
termofili a Roverella (
Quercus pubescens), Carpino nero (Ostrya carpinifolia) ed
Orniello (
Fraxinus ornus), aperti e luminosi, caratteristici delle stazioni ben esposte a
sud; ai boschi freschi e ombrosi a Carpino bianco (
Carpinus betulus) e Frassino maggiore
(
Fraxinus excelsior), accompagnati dal Tiglio (Tilia platyphyllos) e dall’Acero di
monte (
Acer pseudoplatanus); alle formazioni a Castagno (Castanea sativa) o a Pino
silvestre (
Pinus sylvester), favorite dall’uomo; alle ombrose faggete dominate dal Faggio
(
Fagus sylvatica), caratteristiche delle quote superiori agli 800 metri. Ad altitudini
ancora maggiori troviamo invece ampie praterie, ricavate nei secoli dall’uomo per assicurare
fieno al bestiame e ravvivate da colorate fioriture di Narcisi (
Narcissus poeticus,
N. radiiflorus), Campanule (Campanula sp), Gigli selvatici (Lilium croceum, Lilium
martagon
); con l’abbandono dell’attività pastorale questi spazi tendono ad essere gradualmente
riconquistati da boscaglie pioniere di Betulle (
Betula pendula) e Nocciolo
(
Corylus avellana), preludio ad un prossimo ritorno della faggeta.
Lungo il corso del torrente è ancora possibile leggere la storia di un rapporto tra uomo
e natura che per secoli si è mantenuto equilibrato e
discreto: i terrazzamenti, i campi coltivati, i filari di
gelsi, le cascine, i nuclei rurali ancora ben conservati
come quello di Campora, l’antico mulino Beretta
a Navedano, accanto ai ricordi legati ad
Alessandro Volta (la tomba, la residenza estiva a
Campora), alle splendide residenze nobiliari di Albese
con Cassano con i loro lussureggianti parchi
(Villa Odescalchi-Greppi, attualmente Villa Santa
Chiara,Villa Bassi Roncaldier - ora Villa S. Benedetto,
Villa Ida Parravicini di Persia), alle testimonianze
della fede come il piccolo gioiello romanico di S. Pietro
a Cassano o la Chiesetta di S. Fereolo a Tavernerio,
segno di un culto antico e molto radicato sul
territorio. La festa di questo santo, invocato contro
le malattie, viene solennemente celebrata la prima
domenica dopo Pentecoste, ed è accompagnata da una fiera tradizionale, di grande richiamo.
San Fereolo, in realtà era un centurione romano di Vienne, che morì martire
sulle rive del Rodano a motivo della sua fede cristiana, vittima della persecuzione di
Diocleziano. Ma la tradizione popolare ha voluto “rivisitare” la sua figura, trasportandolo
sulle rive del Cosia e vedendo in lui un feroce ladrone che, con la sua banda, derubava
e uccideva barbaramente i poveri viandanti. Un bel giorno, però Fereolo si pentì
dei suoi peccati e decise di cambiare vita, di vestirsi di sacco e di ritirarsi in un povera
capanna sulle rive del torrente, in penitenza. I compagni, allibiti dal cambiamento del
loro capo, decisero di sbarazzarsi di lui e lo uccisero, gettando il suo corpo nel torrente.
Il popolo non solo gli perdonò i suoi trascorsi, ma lo venerò come santo ed edificò sul
luogo del “martirio” una chiesetta a lui dedicata, su un ponte sopra il Tisone, affluente
del Cosia. Dalla roccia di una delle spalle del ponte sgorga uno zampillo di acqua, a cui
sono stati attribuiti poteri curativi contro le affezioni della pelle.
COME ARRIVARE
Il punto più occidentale di accesso alla Valle del Cosia è da piazza Martignoni di
Camnago
Volta
. Da qui inizia un piacevole percorso pedonale e ciclistico a pendenza lieve e costante fino
all’abitato di
Solzago, che ripercorre un tratto della vecchia linea del tram tra Como e Lecco.
Su questo sentiero, nel 2002 è stato inaugurato il nuovo “
Ponte dei Bottini” (per sostituire
quello precedente, crollato nel 1955) grazie ad un Accordo di Programma tra i Comuni di Como
e Tavernerio e l’Associazione “La Città Possibile”, con l’intervento di alcuni sponsor privati. La
vista che oggi si può nuovamente godere dalla passerella è di notevole suggestione, essendo collocata
su un profondo orrido scavato dal Cosia in corrispondenza della “
Cascata dei Bottini”.
GRADO DI DIFFICOLTÀ
Elementare, è opportuno solo fare attenzione
in alcuni punti in prossimità del
letto del torrente particolarmente scivolosi
dopo forti piogge.
ESCURSIONI NELLA ZONA
Oltre al già citato percorso della vecchia linea del tram, nella
Valle del Cosia è presente una estesa rete sentieristica.
Il
Sentiero della Valle del Cosia, da Camnago Volta, nei
pressi della chiesetta di Ravanera, costeggia il torrente sulla
destra idrografica e termina a Tavernerio, permettendo di
ammirare importanti rilevanze naturalistiche.
I percorsi di collegamento tra i tre nuclei di Tavernerio e i
monti soprastanti, utilizzati in passato per il trasporto del
fieno e della legna raccolti in quota: il
Sentiero della Valle
di Tavernerio
si sviluppa dalla chiesa di S. Martino di Tavernerio
(450 m) fino ad arrivare alla cima del Monte Boletto
(1238 m; 1,45 ore); il
Sentiero della Valle
Piattellina
collega l’abitato di Solzago (località Gilasca, 580 m) con la zona montana, intersecandosi
con il sentiero risalente da Tavernerio a quota 900m e il
Sentiero della Valle di Ponzate,
con partenza dall’abitato di Ponzate (530 m), suddiviso in numerosissime diramazioni
secondarie.
Numerosi sentieri partono da Albese con Cassano, località Grotta del Cepp (raggiungibile dalla
Baita degli Alpini, ex serbatoio dell’acquedotto Crespi) e costeggiano il Cosia nella
Valle di Albese.
Il percorso che
da Albavilla entra nell’alta Valle del Cosia coincide per un tratto con la strada
asfaltata per l’Alpe del Viceré, poi se ne discosta (piccolo slargo sulla destra) e si dirama in due
sentieri, uno dei quali sale direttamente alla Baita Patrizi (943 m; ore 1) e quindi all’
Alpe del
Viceré
(903m, ore 0,30; 1,35),mentre l’altro, costeggiando il corso del torrente, passa da Fontana
Massera, dalla diga Leana (invaso naturale chiuso negli anni ’50 da una diga in calcestruzzo)
e, con una deviazione sulla destra, arriva ugualmente all’Alpe del Viceré (ore 1,15).
DA VEDERE NEI DINTORNI
Museo Etnografico e dell’acqua
L’acqua, l’uomo e il suo territorio: un affascinante percorso
tra i secoli, guidato dal sottile filo conduttore
del prezioso elemento. Questo è il
Museo Etnografico
e dell’acqua “
Lavandée” di Albese con Cassano,
realizzato dall’Amministrazione Comunale presso un
antico lavatoio nel centro storico del paese, risalente
al 1822. All’interno è stata ricostruita un’antica vasca
con i piani di lavaggio in sasso di Moltrasio. Il Museo
conserva una serie di oggetti di provenienza locale legati
ai diversi usi dell’acqua, a partire da quello domestico,
mediante i contenitori e gli strumenti propri
della pratica del bucato, dell’igiene, dell’alimentazione,
del riscaldamento. Non mancano però gli oggetti
per il trasporto dell’acqua per esigenze agricole
e i sistemi di prelievo dai pozzi, sia manuali che con
pompe idrauliche.Ma la testimonianza più significativa
è una macchina dei pompieri risalente alla seconda metà del secolo XIX, una delle più antiche
della zona, da sempre custodita proprio presso l’antico lavatoio e impiegata fino agli anni
‘50 del secolo scorso, in dotazione alla squadra di volontari del paese. Alle pareti del Museo
sono appesi interessanti pannelli illustrativi degli aspetti naturalistici e storici dell’acqua nel
territorio. L’ingresso è libero, con visite guidate su prenotazione per singoli e scolaresche.
INDIRIZZI UTILI