Questo verde pianoro, compreso tra i Comuni di Nesso, Sormano e Zelbio, situato a
circa 950m di altitudine, è una delle mete preferite per trascorrere una giornata a contatto
con la natura. La bellezza del luogo, la facile accessibilità, la presenza di ristoranti e bar,
di Aziende agrituristiche, di una pista di sci di fondo, di un campeggio per roulotte,
di aree di parcheggio, hanno infatti reso il Pian del Tivano una meta abituale in tutte le
stagioni per i gitanti della domenica, provenienti anche da fuori provincia.
Durante le grandi glaciazioni quaternarie, lingue laterali dei ghiacciai che scendevano
dalla Valtellina lungo il ramo comasco penetrarono ripetutamente nella valle del Nosè.
Ci furono diversi momenti alterni di avanzata e successivo ritiro dei ghiacci; ogni volta
però questi si fermavano ad un livello più basso, lasciando una morena frontale. In particolare,
durante l’ultima fase di massima espansione, il ghiacciaio proveniente dal lago
di Como ha deposto la Morena del Dosso, che sbarra la valle dell’attuale Pian del Tivano.
La depressione così originata fu gradualmente riempita dalle acque, con la formazione
di un lago, i cui depositi fini costituiscono il fondo attuale del Piano. Non appena il ghiacciaio
cominciò a ritirarsi, il lago, non più alimentato dalle acque di fusione, si prosciugò
a causa della presenza di un complesso sistema di inghiottitoi e fessure nelle rocce,
espressioni superficiali di un imponente sistema carsico, attraverso cui l’acqua viene assorbita
e penetra in profondità, dando origine ad un articolato sistema di cavità ipogee,
di cui una delle più famose è il Buco della Nicolina (
Böcc dela Nicolina). Approfondite ricerche
dei geologi del Dipartimento di Scienze dellaTerra dell’Università di Milano hanno
evidenziato infatti come sotto il Pian del Tivano, il Monte Palanzone, e giù, lungo l’impervia
valle del Nosè fino all’abitato di Nesso, si sviluppi un sistema di gallerie e pozzi carsici
che, con i suoi quasi 30 chilometri di lunghezza, risulta essere uno dei più importanti
della Lombardia.
Il Pian del Tivano è occupato in gran parte da pascoli. Queste distese erbose sono state
ricavate nei secoli e mantenute dall’uomo grazie a tagli e concimazioni e sono caratterizzate
da una particolare ricchezza floristica, con spettacolari fioriture che si susseguono
nel corso dell’anno: Crochi bianchi e violetti (
Crocus albiflorus), Scille (Scilla bifolia), Primule
(
Primula sp.), Denti di leone (Taraxacum officinale), Genziane (Gentiana sp.), Ranuncoli
(
Ranunculus sp.), Bottoni d’oro (Trollius europaeus), Gerani di prato (Geranium
pratense
), Astranzie (Astrantia minor) e diverse specie di Orchidee. Ma la fioritura per
cui andava famoso il Pian del Tivano, come molti altri luoghi del Triangolo Lariano, era
quella dei Narcisi (
Narcissus poeticus, N. radiiflorus), che in passato riuscivano letteralmente
ad imbiancare i prati con il candido colore delle loro corolle. Questi profumati
fiori sono stati per molto tempo oggetto delle “narcisate”, ovvero di grandi raccolte selvagge
a scopo ornamentale. Ora i Narcisi, diventatimolto rari, sono stati dichiarati specie
di flora spontanea protetta dalla Regione Lombardia, con divieto di raccolta. Nel Pian
del Tivano sono presenti anche piccole zone umide e torbiere, in cui vivono specie vegetali
caratteristiche, come l’Erba vescica minore (
Utricularia minor) e la Drosera (Drosera rotundifolia),
piante carnivore in grado di catturare e “digerire” piccoli insetti. Ai margini dei
pascoli si ritrovano formazioni boscate con Betulle (
Betula pendula), Carpini neri (Ostrya
carpinifolia
), Frassini (Fraxinus excelsior).
Il nome di questo verdeggiante e fiorito pianoro richiama alla mente il vento caratteristico
del lago di Como, che spira da Nord a Sud. In realtà è difficile stabilire se il vento
abbia preso o dato il nome alla località.
Secondo Pietro Monti, infatti il nome di
Tivann (Tuann) deriverebbe dal celtico
tuam, “caverna”, perciò il toponimo starebbe
ad indicare il “Piano della Caverna”,
con riferimento al Buco della Nicolina.
Secondo alcune leggende popolari, invece
il nome trarrebbe origine dalla ricca e potente
città di Tivana. Il suo sovrano, Tivano,
come il mitologico re Mida, aveva
chiesto e ottenuto dal dio Bacco, in cambio
della sua ospitalità, la capacità di trasformare
in oro tutto ciò che avrebbe
toccato. Rendendosi presto conto di
quanto ingombrante e problematico fosse questo dono, che rischiava di farlo morire di
fame e di sete, implorò di nuovo il dio di salvarlo; Bacco, mosso a compassione, gli
avrebbe suggerito di lavarsi nelle acque del Lambro. Ma le leggende non finiscono qui.
Si racconta come la dolce regina Aufreda, moglie del rude re degli Ostrogoti, Teodorico,
colpita dalla bellezza del luogo, avesse costruito qui un castello, dove si rifugiava in compagnia
di un paggio dal cuore gentile, che con il suono della sua arpa le faceva dimenticare
la rozzezza e la crudeltà del marito. Un brutta sera però il re si precipitò nel palazzo
della sposa, pazzo di gelosia, e inseguì i due nella notte tra i prati e le paludi del Pian del
Tivano, fino a quando li raggiunse e li uccise barbaramente. Da quella notte la regina ed
il suo paggio sarebbero condannati a vagare per i boschi del luogo, senza mai trovare la
pace. A ricordo di questa leggenda, c’è un angolo del Piano del Tivano fino al secolo
scorso chiamato “Il giardino della Regina”, in cui furono rinvenuti i resti di una costruzione
risalente all’epoca romana.
A tempi decisamente più recenti risale la cappellina della Madonna, posta al centro del
pianoro, sul cui fianco sinistro è affrescata l’immagine di S. Ambrogio. Questo dipinto,
come narra una curiosa leggenda, sarebbe legato ad un voto fatto da una contadina che,
mentre stava precipitando da un sentiero del monte S. Primo, avrebbe invocato dapprima
S. Paolo (patrono di Zelbio), poi S. Antonio (patrono di Veleso) e poi ancora S. Pietro
(patrono di Nesso), senza risposta. Solo quando si rivolse a S. Ambrogio, avvenne il
miracolo, e la contadina, sana e salva concluse: “
vale più un santo forestiero che tutti i
santi dei dintorni
”. In realtà la cappellina è al confine tra le Diocesi di Como (la Valle di
Nesso) e quella di Milano (Sormano).
COME ARRIVARE
Il Pian del Tivano (973 m) si raggiunge in auto dal paese di Sormano con una comoda strada
asfaltata, attraverso la Colma omonima, oppure da
Nesso, passando per Zelbio.
ESCURSIONI NELLA ZONA
La Comunità Montana ha individuato un itinerario botanico che
parte dal Pian del Tivano, passando dall’
Alpe Baracca (Azienda
Agrituristica Valsecchi, con allevamento di cavalli) e dall’
Alpe del
Ciucchetton
, per arrivare all’Alpetto di Torno (1130 m; ore
0,35). Da qui un altro percorso porta in prossimità dell’
Alpe Spessola
(1237 m; ore 0,35; ore 1,10), attraverso l’Alpe Grossa di
Torno
(1145m). Lungo i due percorsi si incontrano nelle varie stagioni
diverse specie botaniche, indicate in una pubblicazione curata
dall’Ente.
Volendo si può proseguire fino al Monte San Primo (1681m; ore
1,20; 2,30), collegandosi al sentiero che proviene dalla Colma di Sormano.
Dal Pian del Tivano si può anche raggiungere i
Piani di Nesso (983m; ore 0,30) attraverso un
tracciato boscoso o seguendo la
carrozzabile; da qui si può proseguire
fino al
Rifugio Riella (1275
m; ore 1,30) percorrendo un tratto
del “Sentiero Scotti” e quindi al
Monte Palanzone (1433 m; ore
2). Caratterizzata dalla cappelletta
a forma di piramide che
spicca sulla vetta, questa cima attira
gli speleologi per le vicine
grotte Guglielmo e Bull.
DA VEDERE NEI DINTORNI
L’Orrido di Nesso
Il pittoresco orrido, già citato da Leonado da Vinci nel suo “Codice Atlantico” è formato dalla
confluenza dei torrenti Tuf e Nosè che, precipitando tra le rocce, formano un’imponente cascata,
la cui forza ha scavato una ripida
forra rocciosa al suo sbocco nel lago di
Como. Le sue acque, oltre ad essere oggetto
di ammirazione da parte di molti visitatori,
sono state sfruttate nel corso dei
secoli per alimentare mulini, cartiere,
magli, “folloni” per la battitura dei panni di
lana e anche un filatoio ed un oleificio, procurando
al paese un notevole benessere
economico.
Lo spettacolo dell’Orrido di Nesso è visibile
in tutta la sua bellezza da Piazza Castello o
dal ponte medioevale della “
Civera” posto
in riva al lago, raggiungibile mediante caratteristiche
gradinate (oltre 300 scalini).
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