Il Pian del Tivano - Copertina
  • Botton d'oro - Tollius europaeus
  • Drosera - Drosera rotundifolia
  • Fioritura di Narcisi - Narcissus sp
  • Formazioni boschive ai margini del Pian del Tivano
  • Genziana mettimborsa - Gentiana pneumonanthe
  • Il Pian del Tivano - Mappa
  • Il Pian del Tivano
  • Orrido di Nesso
Il Pian del Tivano
Nesso, Sormano, Zelbio

Questo verde pianoro, compreso tra i Comuni di Nesso, Sormano e Zelbio, situato a circa 950m di altitudine, è una delle mete preferite per trascorrere una giornata a contatto con la natura. La bellezza del luogo, la facile accessibilità, la presenza di ristoranti e bar, di Aziende agrituristiche, di una pista di sci di fondo, di un campeggio per roulotte, di aree di parcheggio, hanno infatti reso il Pian del Tivano una meta abituale in tutte le stagioni per i gitanti della domenica, provenienti anche da fuori provincia.
Durante le grandi glaciazioni quaternarie, lingue laterali dei ghiacciai che scendevano dalla Valtellina lungo il ramo comasco penetrarono ripetutamente nella valle del Nosè. Ci furono diversi momenti alterni di avanzata e successivo ritiro dei ghiacci; ogni volta però questi si fermavano ad un livello più basso, lasciando una morena frontale. In particolare, durante l’ultima fase di massima espansione, il ghiacciaio proveniente dal lago di Como ha deposto la Morena del Dosso, che sbarra la valle dell’attuale Pian del Tivano. La depressione così originata fu gradualmente riempita dalle acque, con la formazione di un lago, i cui depositi fini costituiscono il fondo attuale del Piano. Non appena il ghiacciaio cominciò a ritirarsi, il lago, non più alimentato dalle acque di fusione, si prosciugò a causa della presenza di un complesso sistema di inghiottitoi e fessure nelle rocce, espressioni superficiali di un imponente sistema carsico, attraverso cui l’acqua viene assorbita e penetra in profondità, dando origine ad un articolato sistema di cavità ipogee, di cui una delle più famose è il Buco della Nicolina ( Böcc dela Nicolina). Approfondite ricerche dei geologi del Dipartimento di Scienze dellaTerra dell’Università di Milano hanno evidenziato infatti come sotto il Pian del Tivano, il Monte Palanzone, e giù, lungo l’impervia valle del Nosè fino all’abitato di Nesso, si sviluppi un sistema di gallerie e pozzi carsici che, con i suoi quasi 30 chilometri di lunghezza, risulta essere uno dei più importanti della Lombardia.
Il Pian del Tivano è occupato in gran parte da pascoli. Queste distese erbose sono state ricavate nei secoli e mantenute dall’uomo grazie a tagli e concimazioni e sono caratterizzate da una particolare ricchezza floristica, con spettacolari fioriture che si susseguono nel corso dell’anno: Crochi bianchi e violetti ( Crocus albiflorus), Scille (Scilla bifolia), Primule ( Primula sp.), Denti di leone (Taraxacum officinale), Genziane (Gentiana sp.), Ranuncoli ( Ranunculus sp.), Bottoni d’oro (Trollius europaeus), Gerani di prato (Geranium pratense ), Astranzie (Astrantia minor) e diverse specie di Orchidee. Ma la fioritura per cui andava famoso il Pian del Tivano, come molti altri luoghi del Triangolo Lariano, era quella dei Narcisi ( Narcissus poeticus, N. radiiflorus), che in passato riuscivano letteralmente ad imbiancare i prati con il candido colore delle loro corolle. Questi profumati fiori sono stati per molto tempo oggetto delle “narcisate”, ovvero di grandi raccolte selvagge a scopo ornamentale. Ora i Narcisi, diventatimolto rari, sono stati dichiarati specie di flora spontanea protetta dalla Regione Lombardia, con divieto di raccolta. Nel Pian del Tivano sono presenti anche piccole zone umide e torbiere, in cui vivono specie vegetali caratteristiche, come l’Erba vescica minore ( Utricularia minor) e la Drosera (Drosera rotundifolia), piante carnivore in grado di catturare e “digerire” piccoli insetti. Ai margini dei pascoli si ritrovano formazioni boscate con Betulle ( Betula pendula), Carpini neri (Ostrya carpinifolia ), Frassini (Fraxinus excelsior).
Il nome di questo verdeggiante e fiorito pianoro richiama alla mente il vento caratteristico del lago di Como, che spira da Nord a Sud. In realtà è difficile stabilire se il vento abbia preso o dato il nome alla località. Secondo Pietro Monti, infatti il nome di Tivann (Tuann) deriverebbe dal celtico tuam, “caverna”, perciò il toponimo starebbe ad indicare il “Piano della Caverna”, con riferimento al Buco della Nicolina.
Secondo alcune leggende popolari, invece il nome trarrebbe origine dalla ricca e potente città di Tivana. Il suo sovrano, Tivano, come il mitologico re Mida, aveva chiesto e ottenuto dal dio Bacco, in cambio della sua ospitalità, la capacità di trasformare in oro tutto ciò che avrebbe toccato. Rendendosi presto conto di quanto ingombrante e problematico fosse questo dono, che rischiava di farlo morire di fame e di sete, implorò di nuovo il dio di salvarlo; Bacco, mosso a compassione, gli avrebbe suggerito di lavarsi nelle acque del Lambro. Ma le leggende non finiscono qui.
Si racconta come la dolce regina Aufreda, moglie del rude re degli Ostrogoti, Teodorico, colpita dalla bellezza del luogo, avesse costruito qui un castello, dove si rifugiava in compagnia di un paggio dal cuore gentile, che con il suono della sua arpa le faceva dimenticare la rozzezza e la crudeltà del marito. Un brutta sera però il re si precipitò nel palazzo della sposa, pazzo di gelosia, e inseguì i due nella notte tra i prati e le paludi del Pian del Tivano, fino a quando li raggiunse e li uccise barbaramente. Da quella notte la regina ed il suo paggio sarebbero condannati a vagare per i boschi del luogo, senza mai trovare la pace. A ricordo di questa leggenda, c’è un angolo del Piano del Tivano fino al secolo scorso chiamato “Il giardino della Regina”, in cui furono rinvenuti i resti di una costruzione risalente all’epoca romana.
A tempi decisamente più recenti risale la cappellina della Madonna, posta al centro del pianoro, sul cui fianco sinistro è affrescata l’immagine di S. Ambrogio. Questo dipinto, come narra una curiosa leggenda, sarebbe legato ad un voto fatto da una contadina che, mentre stava precipitando da un sentiero del monte S. Primo, avrebbe invocato dapprima S. Paolo (patrono di Zelbio), poi S. Antonio (patrono di Veleso) e poi ancora S. Pietro (patrono di Nesso), senza risposta. Solo quando si rivolse a S. Ambrogio, avvenne il miracolo, e la contadina, sana e salva concluse: “ vale più un santo forestiero che tutti i santi dei dintorni ”. In realtà la cappellina è al confine tra le Diocesi di Como (la Valle di Nesso) e quella di Milano (Sormano).


COME ARRIVARE
Il Pian del Tivano (973 m) si raggiunge in auto dal paese di Sormano con una comoda strada asfaltata, attraverso la Colma omonima, oppure da Nesso, passando per Zelbio.


ESCURSIONI NELLA ZONA
La Comunità Montana ha individuato un itinerario botanico che parte dal Pian del Tivano, passando dall’ Alpe Baracca (Azienda Agrituristica Valsecchi, con allevamento di cavalli) e dall’ Alpe del Ciucchetton , per arrivare all’Alpetto di Torno (1130 m; ore 0,35). Da qui un altro percorso porta in prossimità dell’ Alpe Spessola (1237 m; ore 0,35; ore 1,10), attraverso l’Alpe Grossa di Torno (1145m). Lungo i due percorsi si incontrano nelle varie stagioni diverse specie botaniche, indicate in una pubblicazione curata dall’Ente.
Volendo si può proseguire fino al Monte San Primo (1681m; ore 1,20; 2,30), collegandosi al sentiero che proviene dalla Colma di Sormano. Dal Pian del Tivano si può anche raggiungere i Piani di Nesso (983m; ore 0,30) attraverso un tracciato boscoso o seguendo la carrozzabile; da qui si può proseguire fino al Rifugio Riella (1275 m; ore 1,30) percorrendo un tratto del “Sentiero Scotti” e quindi al Monte Palanzone (1433 m; ore 2). Caratterizzata dalla cappelletta a forma di piramide che spicca sulla vetta, questa cima attira gli speleologi per le vicine grotte Guglielmo e Bull.


DA VEDERE NEI DINTORNI
L’Orrido di Nesso
Il pittoresco orrido, già citato da Leonado da Vinci nel suo “Codice Atlantico” è formato dalla confluenza dei torrenti Tuf e Nosè che, precipitando tra le rocce, formano un’imponente cascata, la cui forza ha scavato una ripida forra rocciosa al suo sbocco nel lago di Como. Le sue acque, oltre ad essere oggetto di ammirazione da parte di molti visitatori, sono state sfruttate nel corso dei secoli per alimentare mulini, cartiere, magli, “folloni” per la battitura dei panni di lana e anche un filatoio ed un oleificio, procurando al paese un notevole benessere economico. Lo spettacolo dell’Orrido di Nesso è visibile in tutta la sua bellezza da Piazza Castello o dal ponte medioevale della “ Civera” posto in riva al lago, raggiungibile mediante caratteristiche gradinate (oltre 300 scalini).


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