lago del segrino copertina
  • Edicola del ''caradur indurmentaa''
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  • Iris d'acqua - iris pseudacorus
  • Lago del segrino - mappa
  • Lago del segrino
  • Ninfea - nimphaea alba
  • Vegetazione sulle rive del segrino
Il Lago del Segrino
Longone al Segrino

Il lago del Segrino ha una forma stretta ed allungata ed occupa gran parte del solco vallivo delimitato ad est dal Monte Cornizzolo e ad ovest dal Monte Scioscia, al limite meridionale del Triangolo Lariano. La sua conca è stata scavata durante l’ultima glaciazione da una lingua glaciale che scendeva dalla Valassina e si immetteva nel Pian d’Erba. Successivamente tale depressione è stata sbarrata alla sua estremità meridionale da depositi morenici abbandonati al ritiro dei ghiacci. Secondo un’affascinante ipotesi avanzata da alcuni geologi, la conca ora occupata dal lago potrebbe rappresentare un paleo-alveo del fiume Lambro, poi abbandonato e approfondito dai ghiacciai. Il bacino è formato, nella quasi totalità, da calcari del Giurassico, di origine marina, con strati ben evidenti, appartenenti alla formazione detta Calcare di Moltrasio. Il lago non ha immissari - se si esclude una piccola roggia che proviene da Canzo - ma è alimentato principalmente da sorgenti sublacustri e perilacustri, legate a fessurazioni di tipo carsico delle rocce circostanti, tra cui la più importante, nota come " Fons Sacer", è ben visibile sulla sponda orientale. Un modesto emissario esce dalla parte meridionale e si getta nel lago di Pusiano.
L’ambiente presenta una tipica vegetazione acquatico-palustre, che forma attorno al lago delle fasce a composizione floristica variabile con la profondità dell’acqua. Soprattutto nella parte meridionale del bacino i fondali sono interessati da una vera e propria prateria sommersa di Millefoglie d’acqua ( Myriophillum spicatum), a cui segue il cosiddetto nufareto con la Ninfea bianca ( Nymphaea alba) e il Nannufaro giallo (Nuphar luteum ) e, avanzando ancora verso la riva, il classico canneto a Canna di palude ( Phragmites australis) e il cariceto, caratterizzato da grossi cespi di carici (Carex sp.). Lungo le sponde del lago la vegetazione arborea è costituita da Ontano nero ( Alnus glutinosa ), Salice (Salix alba) e Pioppo (Populus nigra). La copertura dei versanti montani che racchiudono la conca lacustre è caratterizzata da boschi cedui in cui, a basse quote, sono prevalenti i Castagni ( Castanea sativa), il cui impianto è dovuto all’uomo. Interessante è la fauna ittica del Segrino, tra cui spiccano il Pesce persico ( Perca fluviatilis), il Persico trota ( Micropterus salmoides), il Luccio (Exos lucius) e l’Alborella (Alburnus alburnus alborella ). Le aree paludose perilacustri sono l’habitat ideale per molti Anfibi come l’endemica Rana di Lataste ( Rana latastei) e il Rospo comune (Bufo bufo), oggetto di numerose campagne di salvataggio. Le ampie fasce di canneto e i boschi sulle sponde del lago offrono rifugio anche a numerosi uccelli stanziali emigratori, tra cui il Germano reale ( Anas platyrhynchos), lo Svasso (Podiceps cristatus), la Folaga (Fulica atra ), l’Airone cinerino (Ardea cinerea), il Martin pescatore (Alcedo atthis), la Cannaiola ( Acrocephalus scirpaceus), lo Sparviere (Accipiter nisus), il Falco Pecchiaiolo (Pernis apivorus ), il Picchio verde (Picus viridis) e il Codirossone (Monticola saxatilis).
Per quanto riguarda il nome del lago, l’ipotesi più accreditata farebbe risalire il toponimo Segrino al nome latino Fons sacer, ovvero una “Fonte sacra”che alimenta il lago, o comunque dalla storpiatura del termine sacreno (luogo sacro). Secondo altri autori il nome del lago sarebbe da collegare al francese chagrin, “malinconia”, attribuendo questo richiamo a Stendhal (“ lac du chagrin”, appunto“lago della malinconia”). Invece Carlo Emilio Gadda ne “ La cognizione del dolore” trasforma il toponimo nel tedesco See grün, ovvero“ lago verde”. Il lago dunque è stato fonte di ispirazione per poeti e scrittori di ogni tempo, da Giuseppe Parini, a Stendhal, a Ippolito Nievo, che gli dedicò una novella giovanile (“ La pazza del Segrino”), ad Antonio Fogazzaro con la sua “Malombra”, a Carlo Emilio Gadda, al poeta dialettale erbese Alberto Airoldi. Il lago e i suoi folti canneti fanno anche da sfondo ad un’antica e delicata leggenda brianzola, in quanto sarebbero stati dimora di un terribile drago che seminava il panico tra gli abitanti della zona. Per placare il suo distruttivo furore, il re ordinò di offrire al famelico mostro tutto il bestiame del regno, ma presto, poiché l’insaziabile fame non si placava, dovette passare alle vittime umane. Un brutto giorno la sorte cadde sulla dolce principessa Cleodolinda, che venne accompagnata sulle rive del lago sotto una pianta fiorita di sambuco e abbandonata al suo destino. Ma in quel momento passava di lì un imponente cavaliere su un cavallo bianco. Era San Giorgio, il quale, commosso dalle sue lacrime, le donò un ramo fiorito di sambuco, e quindi affrontò il mostro, ferendolo al collo con la lancia. Il Santo legò il drago e lo condusse prigioniero dal re, al castello di Morchiuso, dove lo finì sotto gli occhi di tutta la corte. Cleodolinda stringeva ancora tra le mani il rametto fiorito di sambuco, dal quale si staccarono le bianche corolle, cadendo nell’impasto del “ pan de mei ”che la cuoca del castello stava preparando per la tavola reale. Nacquero così i“pan meitt ”, dolci tipici fatti con farina bianca, farina gialla, uova, zucchero e fiori secchi di sambuco, tradizionalmente offerti nel giorno di S. Giorgio (24 aprile).

Non è invece una favola, ma una bellissima realtà la storia recente del lago. C’era una volta… uno specchio d’acqua molto trascurato - come del resto lo era buona parte della Brianza; negli anni ‘70 dello scorso secolo il lago del Segrino infatti versava in una situazione di grave inquinamento e degrado a causa dell’immissione di scarichi fognari civili ed industriali e della navigazione a motore utilizzata per lo sci d’acqua, proibita solo nel 1983. Agli inizi degli anni ’80 le Amministrazioni locali, dopo un periodo di saltuarie iniziative individuali, hanno avviato un programma comune per il recupero e la salvaguardia del lago e del territorio circostante, che ha portato alla costituzione nel 1984 di un Parco Locale di Interesse Sovracomunale, la cui gestione è stata affidata ad un Consorzio tra la Comunità Montana del Triangolo Lariano ed i Comuni di Canzo, Eupilio e Longone al Segrino. Grazie all’impegno dell’Ente Parco, che si è avvalso della collaborazione di un comitato scientifico di esperti di alto livello, in poco più di una decina di anni si è ottenuto un netto miglioramento della qualità dell’ambiente naturale, nonché una valorizzazione degli aspetti turistico-ricreativi e didattici dell’area. Un attrezzato lido, una pista ciclopedonale, un Centro Visitatori rendono il Segrino un punto di ritrovo per amanti della natura, sportivi, famiglie e per chiunque voglia passare qualche momento di relax nel verde.


COME ARRIVARE
Il lago del Segrino (374m) si raggiunge agevolmente in auto da Longone al Segrino, da Eupilio e da Canzo, essendo collocato a ridosso della strada principale del Triangolo Lariano, la SP41 “Valassina” Milano - Erba - Canzo - Bellagio.


ESCURSIONI NELLA ZONA

Oltre al percorso attorno al lago, che si snoda su una comoda pista ciclopedonale di 5 km, la zona offre una serie di interessanti sentieri.

  • Sentiero di Fontanavilla, dal Centro Visitatori a Longone, seguendo la sponda occidentale del lago, lungo le prime propaggini del monte Scioscia (ore 0,30).
  • Sentiero del Monte Scioscia, all’estremità settentrionale del lago si imbocca un sentiero che sale con un ampio giro attorno alle pendici del Monte Scioscia, ne raggiunge la vetta (652 m) e dopo avere transitato per la località Belvedere, scende al Centro Visitatori di Longone (ore 1,30). Qui ci si può innestare sul precedente Sentiero di Fontanavilla per creare un percorso ad anello.
  • Sentiero dei Budracchi, da Canzo (via Madonna di Caravaggio) si prosegue lungo un sentiero in costa sulle pendici del Monte Pesora (anticima occidentale del Monte Cornizzolo) fino al Fontanino Budracchi. Da qui si può continuare il giro del lago sulla pista ciclopedonale (ore 1,40).
  • Sentiero dell’Ova - Alpe di Carella - Gajum (Sentierone), da Carella di Eupilio (Via Monte Cornizzolo) si sale, seguendo la strada o lungo l’antica mulattiera che la interseca, all’Alpe di Carella (658 m), proseguendo poi a mezza costa sul versante occidentale del Monte Pesora fino alla località Lazzaretto di Canzo (460m) e quindi a Gajum (485m; ore 2,15). Da qui, risalendo la Val Ravella con il Sentiero Geologico “Giorgio Achermann”, si può giungere al Rifugio Terz’Alpe (792 m).
  • Sentiero del Piantone - Alpe Fusi - Monte Pesora , da Carella di Eupilio (Via Monte Cornizzolo) si sale all’Alpe di Carella (658m), dove è posta una sbarra che impedisce il traffico automobilistico e quindi all’ex-Alpe Fusi (950 m; ore 0,45), dove svetta un faggio secolare. Si sale poi per un ripido tratto sulla vetta del Monte Pesora (1190 m; ore 1,30), per ridiscendere dalla Val Pesora fino alla località Lazzaretto di Canzo (466 m; ore 1), innestandosi sul sentiero precedente.


DA VEDERE NEI DINTORNI

Presso l’estremità settentrionale del Segrino esiste una curiosa edicola votiva, recentemente risistemata, conosciuta come “ Edicola del Caradùr indurmentaa”. Da un lato è alloggiata una statua della Madonna, dall’altro verso il lago, è riportato un pannello realizzato nel 1996 dal pittore Walter Cremonini, raffigurante un uomo addormentato che sta attraversando il lago sul suo carro. Questa santella è legata ad un fatto particolare. Si racconta che durante un freddo inverno, un carrettiere ( caradùr), di ritorno verso Canzo da Eupilio, si addormentò alla guida del suo carro di fieno, tirato da una coppia di buoi. Al suo risveglio, l’uomo vide con sgomento sulla superficie gelata del lago le tracce degli zoccoli e delle ruote, e comprese come avesse deviato dalla strada, attraversando il lago. A ricordo del fatto, egli volle far erigere una cappella di ringraziamento alla Madonna per la grazia ricevuta.

Sulle pendici del Monte Pesora, presso l’ex-Alpe Fusi, sopra Eupilio, isolato sul versante che scende verso il lago del Segrino, svetta un magnifico esemplare di faggio, visibile da tutta la Brianza, detto “il Piantone”. Nonostante le dimensioni non eccezionali, è molto caratteristico per la sua forma asimmetrica e il suo aspetto contorto, che ne fanno un vero e proprio monumento vegetale. È anche detto Faggio di Segantini, perché si racconta che il grande pittore divisionista fosse solito salire fin qui a dipingere. Per questo motivo è stato richiesto alla Regione il suo riconoscimento ufficiale come Monumento Naturale.


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