Il laghetto di Crezzo, situato nell’omonima conca, è un piccolo ambiente umido ancora
ben conservato, in un contesto paesaggistico molto suggestivo, circondato dal
verde delle montagne, con una vista spettacolare sull’imponente massiccio delle Grigne
e sul sottostante lago di Como.
Questo specchio d’acqua, di origine intermorenica, è inserito in una coltre di materiale
depositato dal ghiacciaio proveniente dal ramo di Lecco durante il suo ultimo ritiro. Ha
una superficie media di circa 10.600 m2 ed una profondità massima compresa tra 1,60
e 2,50m; questi dati però sono estremamente variabili in relazione alle precipitazioni.
Come tutti i laghi di limitate dimensioni e profondità, quello di Crezzo piano piano sta
naturalmente evolvendo verso un progressivo impaludamento, che determinerà la
scomparsa del bacino con la formazione di prati torbosi. Una delle emergenze naturalistiche
più interessanti di questo ambiente è la tipica vegetazione acquatico-palustre,
tra cui spiccano specie curiose come l’Erba unta comune (
Pinguicola vulgaris), una
pianta carnivora dai fiori violacei, in grado di catturare e “digerire” piccoli insetti, intrappolandoli
con le foglie basali a rosetta, o specie rare e preziose come la bellissima
orchidea Elleborine palustre (
Epipactis palustris). La specie dominante che colonizza
gran parte del laghetto, è comunque l’alta e slanciata Canna di palude (
Phragmites
australis
), con il caratteristico pennacchio a bandiera, accompagnata da aggruppamenti
di Tife (
Typha angustifolia), dalle inconfondibili infiorescenze femminili cilindriche,
marroni a maturità.
Nella parte del bacino posta verso la
scarpata stradale, alle spalle del canneto,
si può osservare il cariceto, caratterizzato
da alcune specie di Carici
(
Carex sp.), piante che assumono
l’aspetto di grossi cespi rialzati dal
suolo quando il livello dell’acqua è
basso. Secondo alcuni autori, il toponimo
Crezzo deriverebbe proprio
dal latino
Carex,“Carice”.
Attorno al laghetto si trovano alcuni
boschetti di Salicone (
Salix caprea),
Betulla (
Betula pubescens), Frassino (Fraxinus excelsior) e Nocciolo (Corylus avellana),
prati igrofili amanti dell’umidità e prati falciati ravvivati da ricche fioriture durante la
stagione primaverile ed estiva. Domina lo specchio d’acqua il piccolo nucleo rurale di
Crezzo. Poco fuori dall’abitato una lapide ricorda la morte di un giovane carabiniere, avvenuta
durante le operazioni di recupero dell’ATR, schiantatosi in questi luoghi il 15
ottobre 1987, purtroppo senza lasciare superstiti.
Sui versanti prossimi alla conca umida sono presenti boschi cedui secolari la cui impronta
principale è data dalla presenza di splendidi esemplari di Faggio (
Fagus sylvatica)
e, secondariamente, di Castagno (
Castanea sativa), Tiglio (Tilia platyphyllos) e
Ciliegio (
Prunus avium).
Per quanto riguarda il popolamento faunistico, i rappresentanti più interessanti sono
indubbiamente gli Anfibi, naturalmente legati agli ambienti umidi, come la Salamandra
(
Salamandra salamandra), il Tritone alpestre (Triturus alpestris), la Rana montana
(
Rana temporaria) e il Rospo comune (Bufo bufo). Il Pettirosso (Erithacus rubecula),
il Merlo (
Turdus merula), il Picchio verde (Picus viridis) e il Cannareccione (Acrocephalus
arundinaceus
) sono gli uccelli più numerosi; tra i Mammiferi si segnalano invece il
Topolino domestico (
Mus domesticus), il Topolino selvatico (Apodemus sylvaticus), le
Arvicole (
Microtus sp.), la Donnola (Mustela nivalis), la Volpe (Vulpes vulpes) e, in seguito
all’immissione da parte dell’uomo, il Cinghiale (
Sus scropha).
COME ARRIVARE
Al laghetto di Crezzo si può arrivare in automobile
da Barni con una comoda strada carrozzabile
che transita nei pressi del Ristorante “La
Madonnina”, oppure
da Lasnigo, costeggiando
il torrente Lambretto, affluente del Lambro.
Per chi ama camminare, molto panoramico è il
sentiero che parte dalla chiesetta-santuario
della
Madonna del Ghisallo (755 m); una
breve variante sul percorso conduce alla località
Paradiso, dove castagni, sorbi, carpini e betulle
fanno da “quinte”a scenari incantevoli sulle Grigne,
sul Legnone e sulle cime dell’alto lago. Costeggiando
il versante occidentale del
Castel di
Leves
(966 m), rilievo calcareo caratterizzato
da interessanti fenomeni di carsismo superficiale
detti “campi solcati”, si giunge presto nella
zona chiamata “
Caval di Barni” (864 m), un
breve spartiacque a cavallo tra i comuni di Barni
e Onno e da qui al Ristorante “La Madonnina”
(917 m; ore 1,15), raggiungibile anche con un
sentiero da Maisano (487m), in Comune di Valbrona.
Dal Ristorante si prosegue in discesa
verso la
Conca di Crezzo (795 m; ore 0,20;
1,35) attraverso un percorso molto panoramico.
Per il ritorno, si può continuare sempre in discesa
seguendo il torrente Lambretto, affluente
del Lambro, raggiungendo il paese di Lasnigo
(564m; ore 0,40; 2,15) sulla strada carrozzabile.
GRADO DI DIFFICOLTÀ
Elementare
ESCURSIONI NELLA ZONA
Dal Laghetto di Crezzo si può affrontare la salita
alla cima tondeggiante del
Monte Megna
(1033 m; ore 1), che domina la Valassina; una
deviazione nella parte iniziale porta all’
Alpe di
Monte
(732m; ore 0,30), da cui si può scendere
alla frazione Maesano di Valbrona (ore 0,30; 1).
Seguendo una diramazione segnalata nei pressi
del Ristorante “La Madonnina”, dopo pochi minuti
si raggiunge il “
Castanun de Buncava”,
un imponente castagno situato lungo il fianco
settentrionale del Monte Colla, dalla circonferenza
di circa 7,50m (a 1,30m da terra, altezza
definita “a petto d’uomo”) e dall’età stimata superiore
ai 250 anni, compreso nel Censimento
degli alberi monumentali della Provincia di
Como (2001). Un tempo, per la loro importanza
alimentare, i castagni erano coltivati spesso vicino
alle case e ai paesi nelle cosiddette “
selve”, veri e propri “frutteti” gestiti a fustaia, con disposizione
irregolare così da sfruttare al meglio le asperità dei versanti.
DA VEDERE NEI DINTORNI
Il piccolo
Santuario della Madonna del Ghisallo (edificato nella sua forma attuale nel 1623
probabilmente su una cappellina preesistente) è meta ogni anno di migliaia di ciclisti per rendere
omaggio alla Vergine del Ghisallo (affresco
trasportato su tela raffigurante una dolce
Madonna del Latte del sec. XVI), patrona dei ciclisti
dal 1949 quando Papa Pacelli (Pio XII) la
consacrò ufficialmente con un Breve Pontificio.
A pochi metri dalla Chiesetta è stato recentemente
inaugurato il
Museo del Ciclismo Madonna
del Ghisallo
, dove sono raccolti una
ricca collezione di biciclette e di maglie dei
grandi campioni del passato e del presente, donati
alla Vergine del Ghisallo, oltre ad una nutrita
rassegna stampa, fotografica e
cinematografica che consente di ricostruire e rivivere
i momenti storici del ciclismo. Completano
la struttura museale una serie di
postazioni multimediali che permettono di accedere
ad una cospicua banca dati sui ciclisti di
ieri e di oggi.
La
Chiesa di S. Pietro a Barni, localizzata
poco distante dal centro storico, accanto al cimitero, è considerata una delle chiese più antiche
della Valassina. Edificata probabilmente dai monaci benedettini del Monastero di Civate nel
secolo XI (come testimoniano ancora lo svettante campanile e l’abside semicircolare di squisite
forme romaniche), presenta all’interno affreschi quattrocenteschi nell’abside, mentre sulla parete
sinistra è raffigurata una rara, quanto insolita per la zona, immagine di S. Lucio, protettore
dei casari.
A
Lasnigo, poco lontana dall’abitato, su una modesta altura, sorge la Chiesa di S. Alessandro,
piccolo gioiello romanico con una elegante e slanciata torre campanaria abbellita da monofore
e bifore (sec. XII); al suo
interno, nella zona absidale, è
conservato un pregevole affresco
della
Crocifissione dell’artista
tornasco Andrea de Passeris,
datato 1513. Nel 1912 la chiesa
è stata dichiarata Monumento
Nazionale con decreto del Ministero
della Pubblica Istruzione.
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