Volgendo lo sguardo dal Pian d’Erba verso i monti, in direzione Nord, appare evidente
un solco vallivo piuttosto impervio, la valle Bova, fiancheggiato da una parete
rocciosa strapiombante al centro della quale si apre l’ingresso di una grande caverna:
il Buco del Piombo.
Si tratta di una delle grotte più famose di tutta la Lombardia, un vero e proprio museo
naturale all’aperto, che presenta molteplici motivi di interesse.
Dal punto di vista geologico il Buco del Piombo è scavato quasi totalmente nel calcare
detto Maiolica, formazione sedimentaria di origine marina depositatasi sul fondo di un
antico oceano durante l’ultimo periodo dell’era Mesozoica, il Cretaceo (140 - 65 milioni
di anni fa). Si tratta di una roccia calcarea bianca compatta e ben stratificata, che
presenta inclusioni di selce, una roccia silicea. La denominazione della grotta può essere
ricondotta probabilmente al fatto che la roccia, in origine bianca, è invece ricoperta
da una caratteristica patina di colore grigio-plumbeo, dovuta all’alterazione del calcare.
La formazione di questa cavità è legata a fenomeni di tipo carsico, determinati dall’azione
“corrosiva” delle acque piovane - rese aggressive dalla presenza di anidride
carbonica disciolta - sulle rocce calcaree facilmente fratturabili ed erodibili che costituiscono
l’ossatura geologica del Triangolo Lariano. Questa incessante opera ha portato,
nel corso dimilioni di anni, alla formazione di un intrico di gallerie che si snodano sotto
il pianoro dell’Alpe delViceré. L’insieme di tali gallerie costituisce appunto il complesso
carsico “Alpe del Viceré - Buco del Piombo”, ancora non del tutto esplorato. L’ingresso
del Buco del Piombo è imponente e scenografico sia per le dimensioni sia per il selvaggio
contesto nel quale è collocato. Paragonabile per dimensioni al Duomo di Milano,
misura 45m di altezza e 38m di larghezza, ed è occupato per buona parte da una coltre
di detriti, residui di un vecchio riempimento e dai ruderi di antiche strutture costruite
dall’uomo. L’esame di un reperto della campagna di scavi archeologici del 2002,
effettuato tramite il metodo basato sul carbonio C14, ha permesso di datare al VII secolo
le costruzioni inserite nella caverna.
Anche l’interno della grotta è un ambiente molto particolare; le acque di scolo sulle
pareti e sulla volta contengono sali minerali calcarei che si depositano dando origine
a stalattiti, stalagmiti e complicate concrezioni levigate. La grotta è colonizzata da una
caratteristica microfauna, costituita da forme tipicamente cavernicole, cioè strettamente
adattate a questo ambiente, tra cui Planarie, piccoli Crostacei, Miriapodi, e, tra
gli Insetti, alcuni Collemboli e Coleotteri Carabidi.
Uno dei motivi di maggiore
notorietà del Buco del
Piombo è legato al ritrovamento
del cosiddetto “Banco
degli orsi”, un notevole accumulo
di ossa dell’
Ursus spelaeus,
Mammifero plantigrado
estintosi attorno a 18.000-
20.000 anni fa durante l’ultima
avanzata glaciale. Ma
anche l’uomo, nei secoli, ha
lasciato le sue tracce in questa
grotta. Durante il Paleolitico
Medio e Superiore,
gruppi di cacciatori nomadi
frequentarono seppur saltuariamente
il Buco del Piombo:
ne sono testimonianza numerosi
manufatti litici (prevalentemente
schegge in selce) ritrovati all’interno. Nel vestibolo, a più riprese, sono
stati inoltre rinvenuti frammenti ceramici ed altri materiali di epoca romana (sec. IVVI
d.C.) e medioevale, quando la grotta fu fortificata con la costruzione di un ampio fabbricato
che ne sbarrava l’ingresso. Il Buco del Piombo infatti fu più volte utilizzato come
rifugio dagli abitanti di Erba durante le ripetute vicende belliche che travagliarono la
zona nel Medioevo, oppure come ricovero provvisorio per sfuggire a pestilenze. La tradizione
popolare ricorda come nel 1160 gli erbesi vi si sarebbero ritirati dopo aver vinto
la battaglia di Carcano contro il Barbarossa; lo stesso avrebbe fatto il nobile cavaliere
Guelfo Parravicini nel 1316 per stendere il suo testamento. La grotta fu meta di studiosi
e visitatori fin dal secolo XIX, tra cui si ricorda in particolare la regina Margherita di Savoia.
Nell’intento di tutelare meglio la grotta e di gestirne in modo più appropriato gli aspetti
turistici, nel 1998 è stata creata un’associazione Onlus che tutt’ora si occupa della sua
valorizzazione e della fruizione al pubblico. Nel 2007 la Regione Lombardia ha riconosciuto
il Buco del Piombo come “Sito di Interesse Archeologico e Ambientale”; sempre
nello stesso anno, il medesimo Ente ha dichiarato la Valle Bova “Riserva Naturale parziale
geologica, idrogeologica e paesistica”, affidandone la gestione al Comune di Erba.
COME ARRIVARE
Il Buco del Piombo è raggiungibile sia
da Albavilla che da Erba seguendo diversi sentieri.
Da Albavilla si può raggiungere in auto o a piedi la località “Alpe del Viceré” (903m; ampio
parcheggio); qui inizia una comoda strada sterrata in discesa che porta al
Buco del Piombo (ore
0,45). Sempre
da Albavilla, piazza Fontana, si può seguire in auto la segnaletica “Trattoria
Alpina - Buco del Piombo
” e parcheggiare alla località “Zoccolo”. Da lì una passeggiata pianeggiante
nel bosco conduce alla grotta (ore 0,20).
Partendo
da Erba invece, dai pressi di Villa Amalia (piazza G.B. de la Salle; possibilità di parcheggio),
si imbocca l’asfaltata
via Buco del Piombo e, seguendo le frecce “Buco del Piombo
- Trattoria Alpina”, si sale per una larga mulattiera selciata. Dopo aver oltrepassato la trattoria
Alpina e la Trattoria Zoccolo, si giunge alla scalinata composta da 150 gradini che porta all’ingresso
della grotta (ore 1,00).
In alternativa, dal parcheggio di Villa Amalia si può prendere il sentiero che parte
dalla trattoria
Cà Nova
(via dei Castani) e sbuca a dieci metri dall’ingresso della grotta. Questo sentiero
è riservato agli esperti (ore 0,50).
GRADO DI DIFFICOLTÀ
Elementare.
La grotta è visitabile all’interno per circa 300
metri. Le visite sono esclusivamente guidate con ampie spiegazioni
sugli aspetti della grotta (€6 adulti, €5 ridotti). È obbligatorio
l’uso di scarponcini da montagna, robusti ed
impermeabili.
La grotta è aperta al pubblico dalla prima domenica di aprile all’ultima
di ottobre, nei giorni di sabato (dalle ore 14 alle 18) e
domenica (dalle ore 10 alle 18).
Nel mese di agosto la grotta è
visitabile tutti i pomeriggi dalle 14 alle 18.
Per i gruppi organizzati di almeno 20 persone è possibile la visita
in ogni giorno dell’anno, previa prenotazione.
Per informazioni ci si può rivolgere alla segreteria del “Buco del
Piombo”.
ESCURSIONI NELLA ZONA
Dal
Buco del Piombo (695 m), mediante un agevole sentiero in salita, si può raggiungere
l’Alpe del Vicerè (903 m; ore 1), base ideale per molte escursioni lungo
la dorsale del Tringolo Lariano.
DA VEDERE NEI DINTORNI
Il Civico Museo di Erba
Istituito nel 1961 e rinnovato nel 1999, il Civico
Museo di Erba, ospitato presso la Villa Comunale di
Crevenna, occupa un ruolo importante nell’Alta
Brianza e nel Triangolo Lariano oltre che per la
conservazione dei reperti paleontologici e archeologici
di provenienza locale, anche per la tutela
del patrimonio storico e culturale del
territorio. In particolare, nelle sue sale si può ammirare
un’interessante collezione di Ammoniti
provenienti dall’Alpe Turati, una delle zone del
Triangolo Lariano più interessanti dal punto di
vista paleontologico, scoperta fin alla metà dell’Ottocento
e diventata rapidamente celebre grazie
alle raccolte dell’abate Antonio Stoppani. Da allora la zona è stata oggetto di numerosi studi,
culminati in una serie di scavi promossi proprio dal Museo negli anni 1998 – 2000 e svolti dal
Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano. Nelle vetrine sono conservati
anche alcuni resti dell’Orso delle caverne provenienti dal Buco del Piombo. Per quanto riguarda
l’archeologia, di notevole interesse sono i reperti preistorici del Neolitico, dell’Età del Bronzo e
del Ferro e del periodo romano, tutti rinvenuti nella zona di Erba e del Triangolo Lariano. Completano
il patrimonio museale altri oggetti del periodo longobardo e dell’età Moderna. Nel cortile
del Museo sono conservati alcuni sarcofagi con relative coperture, macine in pietra e due
massi avelli, ovvero massi erratici in cui è stata scavata una tomba: uno in ghiandone, proveniente
da Fraino di Asso e uno in serpentino, ritrovato a Magreglio. Tra le attività del Museo, si
segnalano anche visite guidate su prenotazione, laboratori didattici e conferenze tematiche.
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