Il gruppo dei Corni di Canzo è una delle zone del Triangolo Lariano più conosciute per
la bellezza dei panorami, per la natura ancora ben conservata e per i numerosi sentieri
adatti a soddisfare tutti, dalle famiglie con bambini agli escursionisti esperti. La loro
sagoma è inconfondibile: tre cime rocciose dall’aspetto arrotondato disposte da est a
ovest, tali da sembrare dei“corni”, ben visibili dalla pianura: il
Corno Occidentale (1372
m), il
Corno Centrale (1366m) ed il Corno Orientale (1232). Sono i rilievi più elevati
della costiera che separa il corso del Lambro dal ramo lecchese del Lario; i primi due
delimitano la testata settentrionale della Val Ravella e costituiscono il confine fra il Comune
di Canzo e quello di Valbrona, mentre la terza cima, la più bassa, è compresa nel
territorio di Valmadrera. L’area dei Corni di Canzo è caratterizzata da rocce sedimentarie
carbonatiche formatesi in ambienti lagunari e marini nell’Era Mesozoica (in particolare
la Dolomia a Conchodon), deformate da vistose pieghe con andamento est-ovest
in seguito aimovimenti orogenetici che hanno portato al sollevamento delle Alpi emodellate
nel tempo dagli agenti atmosferici.
Una curiosa leggenda attribuisce l’origine dei Corni di Canzo ad una epica lotta tra arcangeli
e diavoli. Il generale dei demoni, Canzio, essere gigantesco e terribile, fu, per così
dire, “beffato” da un furbo angioletto che, approfittando di un momento di debolezza
dell’avversario, gli soffiò in faccia polvere di elleboro, dal potere starnutatorio. Il diavolo
non riuscì a reprimere un colossale starnuto, così potente che la sua testa andò a
conficcarsi in terra e le sue enormi
corna si staccarono di netto dalla
fronte, dando così origine alle nostre
montagne.
Tutta l’area dei Corni di Canzo -Val Ravella
è di grande interesse dal punto di
vista naturalistico; una parte ricade
anche nella Foresta Regionale dei
Corni di Canzo, un vasto complesso
prevalentemente boschivo, di circa 450
ettari, gestito da ERSAF (Ente Regionale
per i Servizi all’Agricoltura e alle
Foreste). Si possono distinguere tre
principali ambienti: il
bosco, le praterie
e le rupi.
Nei boschi di latifoglie prevalgono le formazione
mesofile con il Frassino maggiore (
Fraxinus excelsior),
l’Acero montano (
Acer pseudoplatanus),
il Tiglio (
Tilia platyphyllos) e, salendo di quota, il
Faggio (
Fagus sylvatica), dominante nelle porzioni
superiori dei versanti. I pendii esposti a sud
sono caratterizzati invece da essenze più termofile
(amanti del caldo), come il Carpino nero
(
Ostrya carpinifolia), l’Orniello (Fraxinus ornus) e
la Roverella (
Quercus pubescens). Le conifere -
Abete rosso (
Picea abies), Larice (Larix decidua)
e Pino eccelso (
Pinus excelsa) - che si ritrovano
fitte lungo il versante alto della Val Ravella, sono
tutte di impianto artificiale, effettuato negli anni
‘60 –‘70 del secolo scorso.
Le formazioni erbose, localizzate soprattutto lungo i crinale e sulle porzioni sommitali
dei Corni, si stanno progressivamente riducendo per l’avanzata del bosco; in molte zone
i prati e i pascoli abbandonati sono stati diffusamente colonizzati da formazioni pioniere
a Nocciolo (
Corylus avellana), Betulla (Betula pendula) e Salicone (Salix caprea). Le
praterie calcaree, o prati magri, sono comunque ambienti molto preziosi dal punto di
vista botanico per la loro grande ricchezza di specie, in particolare quelle endemiche,
cioè esclusive di un territorio ristretto, tra cui il Citiso insubrico (
Cytisus emeriflorus), la
Primula glaucescente (
Primula glaucescens), l’Aglio di Lombardia (Allium insubricum) e
l’Aquilegia di Einsele (
Aquilegia einseleana). Anche le pareti rocciose dei Corni di Canzo
ospitano una flora singolare e ricca di specie endemiche, tra cui la Sassifraga di Vandelli
(
Saxifraga vandellii), la Campanula dell’Arciduca (Campanula raineri), la violetta
di Duby (
Viola dubyana), l’Erba regina (Telekia speciosissima) ed il Raponzolo chiomoso
(
Physoplexis comosa).
Il torrente Ravella, che dà il nome alla valle, nasce a circa 1000 metri di quota sotto la
Colma omonima; ha scavato profondamente il suo alveo e scorre incassato fra ripidi versanti
fino a Canzo, prima di gettarsi nel Lambro; sulla destra orografica rimangono notevoli
terrazzi morenici sui quali anticamente furono costruite le tre“Alpi”. Infatti fino alla
fine degli anni‘50 del secolo scorso nella Val Ravella risiedevano numerose famiglie dedite
all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, come si può rilevare dalla presenza di
fabbricati rurali a
Prim’Alpe (detta anche Alpe Grasso per l’abbondanza dei foraggi),
Terz’Alpe (Alpe Piotti) e di ruderi in località Second’Alpe (Alpe Betulli o Alpe del Sole,
perché ben esposta), nonché
Alpe Alto e Alpetto (sul versante del Monte Cornizzolo).
COME ARRIVARE
Per la salita ai Corni di Canzo una delle vie più frequentate
passa attraverso il
Sentiero Geologico
della Val Ravella
(segnavia n.2), che ha inizio in
località Gajum, in Comune di Canzo (485m) e termina
al
Rifugio Terz’Alpe (792m; ore 1,10). Dal Rifugio
Terz’Alpe, prendendo il sentiero con segnavia
n.1, si arriva direttamente alla base del
Corno Occidentale
(1372 m); in alternativa si prosegue per la
Colma di Ravella (997m) e per la Forcella dei Corni
(segnavia n.5) o per la bocchetta di Luera (segnavia
n.4), da cui si possono raggiungere i
Corni Centrale
(1366 m) ed Orientale (1232 m). Un punto importante
di appoggio nella zona è il
Rifugio SEV di Pianezzo
(1225m), sul vasto pianoro alla base dei Corni
di Canzo. A Pianezzo si può arrivare anche da
Valbrona
(in prossimità della Chiesetta di S. Rocco) per
una comoda carrozzabile (percorribile in auto solo
fino all’
Alpe Oneda, 719 m), o dalla località Candalino
(486 m) attraverso la Val Cerrina.
GRADO DI DIFFICOLTA'
Il Sentiero Geologico è di difficoltà elementare. La salita
alla cima dei Corni Occidentale e Centrale invece
è riservata ad escursionisti esperti (sentieri in parte
attrezzati), ed è da evitare dopo un periodo di piogge
che rendono scivoloso il terreno o in presenza di
ghiaccio.
ESCURSIONI NELLA ZONA
Il Rifugio Terz’Alpe è un ottimo punto di partenza per escursioni
verso alcune tra le cime più note del Triangolo Lariano:
il
Sasso Malascarpa (1198 m; ore 1,30, segnavia n.3) e il
Monte Prasanto (1245 m; ore 0,15;
1,45, segnavia n.3) con le loro manifestazioni
geomorfologiche carsiche.
Eventualmente si può proseguire fino a
raggiungere il
Monte Rai (1259 m; ore
0,15; 2,00, segnavia n.3), da cui si gode
una splendida vista sui laghi della
Brianza e, ancora, con una deviazione, il
Corno Birone (1116 m; ore 0,10; 2,10,
segnavia n.1). Dal Rifugio SEC “Marisa
Consiglieri” (1109m; ore 0,30 dal Monte
Rai, segnavia n.3) della Società Escursionisti
Civatesi si può affrontare la salita
al
Monte Cornizzolo (1240m; ore 0,30;
ore 1 dal Monte Rai; segnavia n.3).
DA VEDERE NEI DINTORNI
Il Sentiero Geologico “Giorgio Achermann” in Val
Ravella
. Un’escursione nella storia geologica del Triangolo
Lariano: è questa l’opportunità offerta dal Sentiero
Geologico in Val Ravella, uno dei primi percorsi a tema
delle Prealpi e tra i più frequentati, realizzato agli inizi
degli anni ’80 del secolo scorso dal Gruppo Naturalistico
della Brianza. Il tracciato è stato recentemente oggetto
di una manutenzione straordinaria, con la posa di nuovi
pannelli ricchi di informazioni, a cura dell’ERSAF (Ente
Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste). In
questa occasione il sentiero è stato dedicato al suo ideatore,
il giornalista svizzero Giorgio Achermann, compianto
fondatore della storica associazione ambientalista locale.
Tra le manifestazioni geologiche e geomorfologiche segnalate
da specifici cartelli, si possono ricordare le rocce
carbonatiche stratificate di origine marina, caratteristiche
del Triangolo Lariano, risalenti all’era Mesozoica e talora contenenti tipici fossili come i Coralli
e le Ammoniti; i grandi “massi erratici” o “trovanti” di serpentinite, granito e gneiss
trasportati dai ghiacciai e abbandonati al loro ritiro; una macina di “ceppo”e la “marmitta dei
giganti”, curiosa cavità scavata nelle rocce del letto del torrente Ravella dal moto rotatorio vorticoso
di sabbie e ghiaie trasportate dalle acque. Lungo il sentiero si trova anche una“sorgente
petrificante” o, per meglio dire, una “cascata petrificante”, interessante ambiente umido dove
avviene la deposizione di saliminerali disciolti nelle acque (in particolare carbonati di calcio e
magnesio) sotto forma di concrezioni che possono inglobare muschi, foglie, rametti ed erbe,
dando così origine ai cosiddetti “tufi calcarei”.
Lungo il Sentiero Geologico , sul versante del Monte Cornizzolo, si incontra anche il Santuario
di San Miro al Monte
, edificato a partire dal 1643 e consacrato nel 1660 nel luogo in cui,
secondo la tradizione, visse l’eremita San Miro Paredi (nato a Second’Alpe intorno al 1336),
prima di ritirarsi a Sorico dove
morì nel 1381. Numerosi sono i
miracoli a lui attribuiti, in particolare
legati al dono della pioggia
durante periodi di gravi
siccità; secondo una tradizione
locale avrebbe anche fatto scaturire
una sorgente d’acqua
dalla roccia, tuttora visibile sul
piazzale antistante la piccola
chiesa.
INDIRIZZI UTILI
-
COMUNE DI CANZO
via Mazzini 28, Canzo; tel.031.674111;
e-mail: segreteria@comune.canzo.co.it; sito internet:
www.comune.canzo.co.it -
COMUNE DI VALBRONA
via Vittorio Veneto 8, Valbrona; tel. 031.661176;
e-mail: info@comune.valbrona.co.it; sito internet:
www.comune.valbrona.co.it -
COMUNITÀ MONTANA TRIANGOLO LARIANO
via Vittorio Veneto 16, Canzo;
tel. 031.672000; e-mail: info@cmtl.it; sito internet:
www.triangololariano.it -
ERSAF - Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
via Copernico 38, 20125 Milano; tel. 02.674041; sito: www.ersaf.lombardia.it
Sede Operativa di Lecco corso Promessi Sposi 132, Lecco ; tel. 02.67404.451.
-
RIFUGIO TERZ’ALPE (Soc. Agricola“La Rondine”)
località Terz’Alpe, Canzo;
tel. 031.682770.
-
RIFUGIO SEV
località Pianezzo, Valmadrera (LC); tel. 0341.583004 (numero della
sede SEV Società Escursionisti Valmadreresi, Via Cavour 12, Valmadrera).
-
RIFUGIO SEC “MARISA CONSIGLIERI”
loc. Cornizzolo, Civate (LC); tel. 0341.551383
(numero della sede SEC Società Escursionisti Civatesi, via C. Villa, Civate).