Frazione/Località
Crevenna
Origine
Nel
corso del XVI secolo, i frati Cappuccini erano alla ricerca di
un luogo tranquillo dove potersi ritirare. Leone Carpani, membro di una nobile
famiglia erbese nonché dell’ordine stesso, possedeva un terreno in una località
isolata sopra Crevenna, dove esisteva una piccola chiesa nella quale viveva un
eremita di nome Salvatore. I Cappuccini visitarono il luogo nel 1536 e,
giudicandolo adatto, decisero di costruirvi un convento, in origine di modeste
dimensioni.
La chiesa primitiva subì ampliamenti e
rimaneggiamenti; fu riconsacrata nel 1562 con la dedicazione all’Ascensione del
Salvatore. La denominazione “San Salvatore”, quindi, potrebbe derivare sia
dall’intitolazione cinquecentesca, sia dal nome dell’eremita che vi abitava
prima dell’arrivo dei Cappuccini.
Il vescovo Carlo Borromeo, in visita ai
frati nel 1578 e nel 1584, ordinò di ristrutturare l’intero complesso,
utilizzando materiali più resistenti. Nel corso dei secoli successivi si
susseguirono lavori di miglioramento dell’intero complesso, tra i quali bisogna
ricordare la sistemazione della strada che dalla chiesa parrocchiale di
Crevenna, dedicata a Maria Maddalena, conduce all’eremo.
Nel 1810, le soppressioni napoleoniche
riguardarono anche il convento di San Salvatore: i frati furono costretti ad
abbandonarlo. Da quel momento la proprietà passò a privati, gli ultimi dei
quali cedettero il complesso alla Società Osram Edison Clerici, la quale fece
della località una colonia per i dipendenti e le loro famiglie. Nel 1952 fu
venduta alla società Oltrabella che iniziò i lavori di restauro e ne fece un
centro di formazione religiosa per i giovani. Dal 1999 l’eremo è gestito
dall’Istituto Secolare “Cristo Re”.
Descrizione esterna
La piccola chiesa è interamente inglobata nella struttura del
monastero.
Descrizione interna
La chiesa del convento si presenta come una struttura ad unica navata,
con presbiterio voltato a crociera. I muri sono interamente spogli, tranne la
parete di fondo del presbiterio.
Durante gli interventi di restauro degli anni Cinquanta del Novecento,
riemerse, sotto uno strato di intonaco, un affresco. È molto danneggiato, ma si
può comunque ammirare una Crocifissione
al centro di una teoria di santi, tra cui si riconoscono: un vescovo, Antonio abate,
Pietro ed Ambrogio.
Alla sua
scoperta, questo dipinto accese un dibattito tra i critici sulla sua
attribuzione: l’ipotesi più accreditata, in base a raffronti stilistici,
sembrerebbe essere quella che sostiene l’esecuzione da parte di Michelino da
Besozzo. Confrontandolo con opere certe, alcuni studiosi ipotizzarono la sua realizzazione
intorno al 1390, all’inizio della carriera dell’artista; si tratterebbe perciò
della decorazione della chiesa che sorgeva nella località prima della
costruzione del convento cappuccino.
Bibliografia
s. barbieri,
L’eremo di San Salvatore sopra Erba,
Lecco, 2010
f. isacchi,
Le chiese di Erba, in «Quaderni
Erbesi», V, Como, 1982
c. meroni,
Antichi edifici religiosi del Triangolo
Lariano, Varese, 2011
Accessibilità
Altro.