Origine
Non si
conosce l’esatto periodo di costruzione dell’attuale edificio. Probabilmente
sorse nei pressi di un luogo di culto romano, come sembrerebbero attestare le
tombe ed i resti di epoca romana rinvenuti nel piazzale antistante.Questo sito fu
riutilizzato all’epoca dei longobardi; l’ipotesi più accreditata è che si
trattasse di una cappella cimiteriale: alcune delle tombe tornate alla luce nel
sagrato antistante durante i lavori di restauro degli anni Novanta del secolo
scorso confermerebbero questa tesi. Inoltre, fino al XIV secolo, l’oratorio
viene ricordato nei documenti con la dedicazione a San Giorgio, santo “patrono”
di questa popolazione; egli era ritenuto il protettore dei soldati e della
“buona terra”: aveva quindi il compito di proteggere il terreno di sepoltura,
dovendo essere i cimiteri cristiani luoghi consacrati.
Nel corso dei
secoli successivi la struttura fu ampliata e modificata raggiungendo l’aspetto
che mantiene tutt’oggi.
Descrizione esterna
San Gregorio è collocato ad un’altezza diversa rispetto al piano
stradale; vi si accede passando per il giardino pubblico di fronte al cimitero.
Il sagrato della
chiesa è circondato da un recinto murario con le cappelle della Via Crucis. Tale recinto in
corrispondenza dell’oratorio ha forma rettangolare, mentre si allarga davanti
ad esso, sia a destra che a sinistra, conferendo alla piazza la forma di
un’ellisse. Secondo l’architetto Eugenio Guglielmi, “[…]la conformazione
richiama la perimetrazione di una grande chiesa scoperta[…]”: i gradini portano
al cancello- portale, lo spiazzo- aula è diviso in tre navate dai sei tigli
(oggi non più esistenti) e il presbiterio rettangolare racchiude il luogo
centrale del culto.
Le cappelle
della Via Crucis furono costruite tra
il 1755 e il 1757 da Carlo Resta in ghiandone, estratto da una cava nei pressi
dell’oratorio. Le edicole in totale sono quindici: quattordici dedicate alla Via Crucis, la quindicesima alla Pietà. Il loro interno fu affrescato nel
1760 dai fratelli Torricelli, Giuseppe Antonio e Giovanni Antonio, pittore di
figura il primo e quadraturista il secondo.
A causa
dell’umidità e delle condizioni atmosferiche i dipinti si rovinarono: per
questo motivo furono realizzati di nuovo nel 1928 dal pittore Luigi Morgari di
Torino che “rifece all’antico”, seguendo la trama dei precedenti e conservando
alcune figure dei Torricelli. Anche le scene del Morgari però sono state
rovinate dal tempo, dalla scarsa circolazione di aria tra i tigli, dagli atti
vandalici e dalla cattiva preparazione del fondo. Solo sette stazioni, quelle
dalla seconda all’ottava, sono leggibili.
Il fulcro visivo
del recinto sacro è l’oratorio di San Gregorio, la cui facciata a capanna a due
spioventi subì interventi di rifacimento nel XVIII secolo: furono aperte due
finestre con inferriate ai lati del portale d’ingresso, incorniciate da ghiandone.
Dietro la finestra di destra è conservato l’obolo per le offerte.
Altre tre
finestre sono collocate sul lato sud (nel muro dell’aula, del presbiterio e
della sacrestia), mentre una è ad est (sempre in sacrestia). L’apertura del
presbiterio, probabilmente, è originaria, risalente cioè al periodo del primo
ampliamento della struttura, mentre le altre sono settecentesche.
Descrizione interna
L’edificio presenta un’aula con un’unica navata, divisa in due campate
da un arco a tutto sesto, sulla quale si innesta il presbiterio rettangolare,
di dimensioni minori: la struttura primitiva, insolitamente, corrisponde
all’attuale aula, mentre l’area presbiterale è stata aggiunta in un secondo
momento (sicuramente prima del 1547). Dietro al presbiterio, è stata costruita
nel Settecento la sacrestia, di uguale larghezza, ma di diversa lunghezza.
La copertura del
tetto è formata da due falde, rette da capriate lignee, mentre la volta del
presbiterio è a crociera.
L’interno è
decorato da una ricca decorazione ad affresco cinquecentesca, tornata alla luce
durante i lavori di restauro del secolo scorso; era nascosta da diversi strati
di intonaco, in quanto l’edificio servì come lazzaretto: come metodo di
disinfezione si usava ricoprire le pareti di intonaco.
Un primo dipinto lo si incontra sul muro destro dell’aula: versa in cattivo
stato di conservazione, ma si possono riconoscere i Santi Rocco e Sebastiano e una scritta che riporta il nome del
committente: “zeno de […] bonfilis f f hoc
opus […]”.
Il presbiterio è
interamente ricoperto da affreschi.
Sul lato destro sono rappresentati: una Santa
non riconoscibile (in quanto sono conservati solo il volto e la parte finale
della veste), i Santi Rocco e Cristoforo
(si noti nel ruscello che scorre sotto san Cristoforo la presenza di una
sirena) e i Santi Bernardino da Siena e
Antonio abate. Nel riquadro con i Santi
Rocco e Cristoforo, un cartiglio informa che: “hoc […] f f bnardini […] domini antoni d […] 1547 die 28 hocto[…] lazarus
geroxa pinxit”.
La parete di fondo ospita due volti di Santi
sopra le aperture di accesso alla sacrestia (queste figure non sono riconoscibili
in mancanza di attributi) e un polittico dipinto, diviso in sei riquadri: nella
parte superiore sono raffigurati Sant’Antonio
abate, la Crocifissione, San Bernardo d’Aosta, mentre in quella
inferiore la Madonna in trono con Bambino,
un Santo vescovo e un Santo papa. Questi ultimi due personaggi
sono celati dagli angeli dell’altare, realizzato nel 1770 da Giovanni Antonio
Conca.
Sulla parete di sinistra si trovano in sequenza: una santa che potrebbe essere
identificata con Sant’Odilia (figura
presente anche nel battistero di Oggiono), San
Giorgio e il drago (del santo manca il volto) e San Gregorio Magno.
Alzando lo sguardo verso la volta, si possono osservare una decorazione
fitomorfa e dei tondi che racchiudono Dio
Padre (al centro), gli Evangelisti
(nelle vele- ognuno di essi ha un atteggiamento diverso: si noti quello di
Luca, intento a ritrarre la Madonna con il Bambino) e i Profeti (nei pennacchi).
L’arco
trionfale, infine, presenta affreschi ornamentali realizzati nel 1920 dai
fratelli Bertacchi di Erba.
Bibliografia
c. annoni, Il paese di Caslino d’Erba nel Piano d’Erba.
Memoria storico- statistica, Como
e. fumagalli, Caslino d’Erba. Memorie storiche,
Milano, 1947
e. guglielmi, San Gregorio di Caslino d’Erba: tra prodigio
e realtà, in «Quaderni Erbesi», XIII, Como, 1992
f. isacchi, Caslino d’Erba e la sua storia, Milano,
1957
c. meroni, Antichi edifici religiosi del Triangolo
Lariano, Varese, 2011
c. meroni, San Gregorio a
Caslino d’Erba: un tesoro da riscoprire, Varese, 2012
Accessibilità
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