Origine
Medievale.
Questo edificio fu citato per la prima volta nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani,
attribuito a Goffredo da Bussero e risalente alla seconda metà del XIII secolo.
Probabilmente però già in un’epoca precedente il luogo su cui oggi sorge la
chiesa ospitava una cappella.
La storia di
Santa Maria Nascente è una storia lunga e ricca di cambiamenti. Divenne la
chiesa plebana della pieve di Incino solo nella seconda metà del Cinquecento:
in seguito alla sua visita pastorale, Carlo Borromeo ordinò di trasferire il
beneficio di prepositurale da Sant’Eufemia a Santa Maria Nascente; in
quell’epoca la struttura aveva un orientamento nord- sud, abbastanza insolito
in quanto l’orientamento classico è est- ovest (l’abside rivolta verso est dove
sorge il sole, simbolo di Dio). Nel Settecento la chiesa subì notevoli
modifiche, la più importante della quali riguardò proprio l’orientamento:
infatti, l’altare fu posto verso est; la consacrazione del nuovo edificio
avvenne nel 1752 da parte del vescovo Pozzobonelli. Ma i mutamenti non erano
ancora terminati, in quanto negli anni Settanta del XX secolo fu ripristinato
l’orientamento originario e la struttura fu ampliata, con l’aggiunta di un
corpo verso sud.
Descrizione esterna
Da fuori non si riesce ad intuire il singolare interno. La facciata,
preceduta da un pronao neoclassico, in realtà è la facciata della parte
terminale del transetto; nonostante il cambiamento di orientamento, l’ingresso
principale è rimasto inalterato.
Descrizione interna
L’attuale transetto funge da vano d’accesso alla chiesa, in quanto nel
Settecento costituiva l’aula ad unica navata.
Attraverso le
ultime modifiche, l’edificio ha raggiunto l’aspetto attuale: un’aula ad unica
navata con due cappelle laterali, separata dall’area presbiterale da un
transetto.
Sopra l’ingresso, che costituiva la controfacciata della struttura
settecentesca, è collocato l’organo. Procedendo verso destra si incontra la cappella
dedicata a san Carlo Borromeo che ospita la statua settecentesca di San Carlo e le spoglie di santa
Vereconda martire, un tempo conservate nella chiesetta annessa a Casa Chiesa
Molinari. Proseguendo nella zona pentagonale dell’aula, nella parte superiore di una delle pareti sono
appesi due tele ovali del XVIII secolo di autore ignoto, raffiguranti l’Estasi di san Filippo Neri e la Morte di sant’Andrea Avellino.
La cappella di fronte a quella di san Carlo è stata adibita a Battistero: il
fonte battesimale è coperto da un ciborio ligneo settecentesco.
Nel transetto, dalla parte opposta rispetto all’ingresso, si trova l’ex zona
presbiterale che mantiene l’originale altare marmoreo. Le pareti sono ornate da
alcune opere; da destra a sinistra si riconoscono: Madonna con Bambino tra i santi Chiara, Stefano, Francesco e Caterina
d’Alessandria (olio su tela del 1610 circa realizzato da Giacomo Cavedoni-
in deposito dalla Pinacoteca di Brera), Gesù
con le pecorelle (affresco del pittore Calcaterra del 1928, dono del
sacerdote Ambrogio Mojoli, come il dipinto di fronte), Sant’Anna con Maria bambina, Estasi
di santa Teresa (ovali settecenteschi), Cena
in Emmaus (affresco) e Madonna con
Bambino e i santi Giovanni Battista ed Evangelista (tela di inizio
Ottocento). Il Calcaterra ha affrescato anche la volta del transetto con la Natività di Maria e tondi con figure di Santi, Profeti e Sibille.
L’attuale presbiterio, un tempo cappella del Rosario, è diviso dal transetto da
una serliana; vi si conserva ancora la statua lignea settecentesca della Madonna del Rosario; la volta è decorata
da un affresco raffigurante l’Assunta.
Vicino al portale d’ingresso, infine, è situata una tela con la Crocifissione, risalente alla fine del
XVI secolo.
Bibliografia
f. isacchi,
Le chiese di Erba, in «Quaderni
Erbesi», V, Como, 1982
Accessibilità
Domenica e festivi