È conosciuta
anche come Sant’Antonio, in quanto vi è conservata una reliquia del santo che
viene esposta all’adorazione dei fedeli ogni 17 gennaio.
Frazione/Località
Crevenna
Origine
La
chiesa era parte integrante del convento francescano di Santa Maria degli
Angeli, fondato a Crevenna alla fine del XV secolo (intorno al 1495), su
iniziativa di alcuni esponenti della famiglia Carpani.
In seguito alle soppressioni dei
monasteri, ordinate da Napoleone Bonaparte, anche questo convento cessò di
esistere e l’intero complesso, cenobio e chiesa, fu acquistato da privati.
Il primo proprietario fu Rocco Marliani
che incaricò l’architetto Leopoldo Pollack, allievo di Giuseppe Piermarini e
tra i più noti esponenti del Neoclassicismo, di trasformare le strutture del
convento in una villa che decise di chiamare Villa Amalia (dal nome della
moglie); le modifiche riguardarono, in parte, anche la chiesa (con la demolizione
delle cappelle laterali) che, però, fu preservata dalla completa distruzione
grazie all’intervento degli abitanti di Crevenna. In seguito passò ad altre
famiglie; oggi il complesso è di proprietà dell’amministrazione provinciale di
Como.
Descrizione esterna
L’edificio si trova in una posizione sopraelevata rispetto al piano
stradale; vi si accede tramite una breve scalinata. La facciata a capanna,
posta alla stessa altezza dell’attuale portineria della villa, è decorata da
affreschi riproducenti elementi architettonici e quattro nicchie che ospitano
altrettanti santi; al centro, sopra il portale, si apre il rosone.
Il lato destro e
la parte posteriore della chiesa sono inglobati nell’ex struttura conventuale.
Descrizione interna
L’interno è costituito da un’aula ad unica navata,
con una copertura a capriate lignee e divisa in tre campate da archi ogivali, e
dal presbiterio rettangolare.
Appena entrati, sulla
destra, è possibile osservare un’antica acquasantiera, di epoca rinascimentale,
ornata da una decorazione che alterna elementi zoomorfi ad elementi fitomorfi. Proseguendo, si incontra una Madonna in
trono con Bambino e angeli musicanti datata 1496 (anno indicato sul
cartiglio sotto il trono della Vergine), rimasta celata sotto uno strato di
intonaco per lunghi anni; sotto questa rappresentazione, incorniciata da
elementi architettonici, compare la parte superiore di un’Imago pietatis con i simboli della passione di Cristo. Poco oltre, l’altare di Sant’Antonio, a testimonianza della dedicazione
“popolare” della chiesa.
Lungo la parete
destra si possono inoltre notare le tombe di alcuni proprietari della villa che
si sono succeduti nel corso degli anni e i resti degli affreschi che decoravano
gli archi di accesso alle cappelle laterali (demolite, come già ricordato, durante
gli interventi del Pollack).
Il ciclo di dipinti
più importante è quello che decora l’arco di trionfo, mutilato a causa dell’ampliamento
dell’arco stesso, resosi necessario nel corso del Settecento per collocare più
agevolmente il nuovo altare nel presbiterio. Vi sono raffigurati alcuni episodi
della Passione di Cristo;nella fascia superiore, da sinistra
verso destra, si riconoscono: l’Incoronazione
di spine e, sullo sfondo, l’Orazione
nell’orto, il corteo che accompagna l’Andata
al Calvario (scena non più conservata), la Crocifissione, l’Incredulità
di Tommaso e l’Ascensione; nella
fascia inferiore, un gruppo di persone, popolani, soldati e sacerdoti, assiste
alla Crocifissione. Questo affresco fu realizzato nella seconda metà del XVI
secolo da due pittori, Roscio di Vill’Albese e Fra’ Gerolamo Cutica, che riprodussero
fedelmente la composizione realizzata alcuni anni prima (più precisamente nel 1529)
da Bernardino Luini nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano.
Il presbiterio ospita
il settecentesco altare in legno dorato; la volta a crociera presenta una finta
architettura dipinta che riprende elementi architettonici goticheggianti.
Particolarità dell’area presbiterale sono i due cori aperti nella parte
superiore.
Sulla parete sinistra
dell’aula è collocato un cinquecentesco pulpito marmoreo.
Bibliografia
f. isacchi,
Le chiese di Erba, in «Quaderni
Erbesi», V, Como, 1982
c. meroni,
Antichi edifici religiosi del Triangolo
Lariano, Varese, 2011
Accessibilità
Altro.