Frazione/Località
Incino
Origine
Paleocristiana.
I lavori di restauro del 1994 hanno riportato alla luce le
fondamenta del battistero (sul sagrato antistante) e i resti della cripta,
databili al V secolo. Modifiche ed ampliamenti si sono susseguiti numerosi nel
corso dei secoli successivi (come testimoniato dai recenti scavi, di cui si
parlerà nelle prossime righe, in cui sono emersi ben otto strati pavimentali).
Sant’Eufemia fu
a capo della Pieve di Incino fino al 1574, quando san Carlo Borromeo decise di
trasferire la sede plebana e la dignità battesimale all’attuale prepositurale
di Erba, Santa Maria Nascente.
Descrizione esterna
Sul sagrato antistante l’antica plebania, sorgeva il battistero di San
Giovanni, edificio a sé stante rispetto alla chiesa. Grazie agli scavi già
ricordati, sono emerse le fondamenta di questa struttura: era formata da
un’aula quadrata (sul lato verso Sant’Eufemia si apriva un piccolo
presbiterio), al centro della quale era situata la vasca battesimale (bisogna
ricordare che durante la prima era cristiana il battesimo veniva amministrato
in età adulta ed avveniva per immersione, per richiamare il battesimo di Gesù
nel fiume Giordano).
L’alto campanile
appartiene alla tipica architettura del romanico comasco: nei tre ordini
superiori si aprono in sequenza, su tutti e quattro i lati, monofore, bifore e
trifore; alla sua base vi sono lapidi e resti di are romane, utilizzati come
materiali di reimpiego, che testimoniano l’antichità del sito, già occupato in
epoca romana. In origineil campanile e la chiesa erano separati (solo secoli
più tardi la chiesa fu ampliata e la facciata raggiunse l’altezza del
campanile): tra queste due strutture vi era un portico di accesso; i recenti
scavi nell’attuale navata della chiesa hanno messo in evidenza lo spazio del
portico e l’antico vano di accesso.
Sulla facciata a
capanna, celata in parte dal campanile, il portale d’ingresso è sormontato da
un timpano spezzato che ospita la copia di una statua (l’originale
è conservato presso il Civico Museo di Erba), affiancata da due palme e da due
uccelli, che sostiene un libro aperto: la figura è di difficile identificazione
(potrebbe trattarsi di un santo o di un evangelista).
Un altro elemento che mantiene la
caratteristica medievale romanica è l’esterno dell’abside, con i tipici
archetti pensili alla sommità.
In una
planimetria dell’area, realizzata all’epoca di Carlo Borromeo, è presente una
struttura compatta intorno a Sant’Eufemia, una sorta di struttura protettiva,
composta dalla casa del prevosto, dei cappellani, dei canonici e dagli edifici
per i contadini e la servitù. È possibile riconoscere questa struttura negli
attuali edifici che circondano la chiesa.
Descrizione interna
L’interno si presenta con un’aula ad unica navata,
con copertura a capriate lignee, sulla quale si innesta il presbiterio
semicircolare.
A destra dell’ingresso è collocata una piccola acquasantiera romanica in
pietra, decorata da motivi vegetali e da volti. Lungo la stessa parete si apre una cappella, che
era di patronato della nobile famiglia Parravicini, il cui interno è decorato
da un affresco quattrocentesco raffigurante la Madonna in trono con Bambino, i santi Bartolomeo e Giovanni Battista e due
donatori, sulla parete di fronte, e da tele secentesche con episodi della
vita della Vergine, sulle pareti laterali (Annunciazione
e Madonna con Bambino e san Giovannino).
Durante i recenti lavori di scavo, all’altezza di questa cappella laterale sono
emerse le fondamenta di un corpo longitudinale, di incerta datazione, di cui
non si ignora per il momento la funzione.
Proseguendo, si incontra il presbiterio, caratterizzato da un altare in legno
dorato. In origine, quest’area era sopraelevata: le indagini hanno messo in
evidenza il punto in cui partivano gli otto gradini per accedervi; nel corso
del Settecento, per le mutate esigenze liturgiche, il presbiterio fu ridotto ed
abbassato con conseguente perdita della cripta sottostante che era divisa da
colonne in tre ambienti (in quello centrale è ancora conservato l’altare).
Tramite una
porta aperta sulla parete destra del presbiterio si accede alla sacrestia,
nella quale sono stati portati alla luce i resti di un edificio precedente alla
chiesa, probabilmente databile alla stessa epoca del battistero, di cui però
non si conosce la funzione.
Tornando
nell’aula, a sinistra si notano tre tele raffiguranti l’Assunzione della Vergine, l’Incoronazione
della Vergine e la Visitazione. Sulla stessa parte è appeso un Crocifisso
ligneo: al termine dei bracci laterali sono rappresentate le figure dolenti
della Vergine e di Giovanni, mentre alla sommità Cristo Redentore indica la
Trinità reggendo un globo; il sangue di Gesù crocifisso viene raccolto da un
calice ai suoi piedi. L’opera è molto rovinata a causa della sua antichità e
della forte devozione: i fedeli, infatti, erano soliti toccare il Crocifisso.
Bibliografia
g.p. brogiolo, La chiesa matrice di S. Eufemia di Incino in
Erba: analisi stratigrafica, Estr. da RAC n. 170, Como, Società
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Erba, 2001
f. isacchi,
Le chiese di Erba, in «Quaderni
Erbesi», V, Como, 1982
s. mazza, S. Eufemia di Incino, Estr. da RAC n.
159, Como, Società Archeologica Comense, 1977
c. meroni,
Antichi edifici religiosi del Triangolo
Lariano, Varese, 2011
o. zastrow, L’antica plebana
di santa Eufemia a Incino d'Erba, Comitato Restauri sant'Eufemia, 1992
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