Origine
Medievale (prima del XII secolo).
Fu citato per la prima
volta alla fine del XIII secolo nel Liber
Sanctorum Mediolani, attribuito a Goffredo da Bussero, ma la sua origine è
più antica: durante i recenti lavori di restauro sono stati ritrovati alcuni
frammenti risalenti ad un’epoca precedente al XII secolo. Ebbe funzione di
chiesa parrocchiale del paese fino al 1641, quando fu inaugurata la nuova
parrocchia, dedicata alla Presentazione della Vergine al Tempio; l’antico
edificio fu così adibito a chiesa cimiteriale.
Al Settecento
sono databili le cappelle esterne della Via
Crucis. Gli ultimi interventi conservativi che hanno riguardato
Sant’Alessandro sono stati compiuti tra il 2001 e il 2007 dalla Scuola
Universitaria Professionale della Svizzera Italiana: hanno riguardato il
consolidamento generale dell’edificio e il restauro degli affreschi.
Descrizione esterna
La piccola chiesa fu edificata su un’altura, alla quale
si accede tramite una scalinata, affiancata dalle settecentesche cappelle della
Via Crucis che proseguono sul
sagrato, cintandolo. Fu costruita in
pietra come la maggior parte degli edifici religiosi della zona risalenti al
periodo romanico, di cui la torre campanaria è un notevole esemplare: è situata
alla stessa altezza della facciata (sulla quale si aprono un portale sormontato
da un timpano e una finestra circolare) ed è caratterizzata da cinque ordini,
con feritoie, monofore e bifore.
Descrizione interna
La
pianta attuale presenta un’aula ad unica navata, con copertura a capriate
lignee, divisa in due campate da un arco ogivale, sulla quale si innesta il
presbiterio quadrangolare: in origine era semicircolare, ma fu modificato
sicuramente prima del XVI secolo, quando furono realizzati i dipinti più
antichi. Da quest’area si accede, sulla destra, alla sacrestia, di cui si
ignora l’epoca di costruzione: fu descritta per la prima volta nel 1732, nei
documenti della visita di Monsignor Felice d’Adda.
L’interno della chiesa conserva un ricco
apparato di affreschi, risalenti a tre periodi differenti.
L’artista che lasciò in Sant’Alessandro il
ciclo più esteso fu Gerolamo da Gorla, al quale sono attribuiti gli affreschi
dell’arco di trionfo, del sottarco, delle pareti laterali dell’abside e della
zoccolatura della stessa, ornata da un motivo a tenda e da finti marmi.
La decorazione
dell’arco è suddivisa in più riquadri. Partendo da quello inferiore destro e
procedendo in senso antiorario si incontrano: la Vergine in trono con Bambino tra le sante Caterina da Siena e Maria
Maddalena, la Madonna annunciata,
Dio Padre, l’Angelo annunciante e Sant’Antonio
abate, sant’Alessandro e san Pancrazio martire; Dio assiste
all’annunciazione ed è rivolto verso Maria, così come la colomba dello Spirito
Santo. Nel sottarco sono invece presenti l’Agnus
Dei, i Profeti e il Velo della Veronica (con il volto di
Cristo incoronato di spine), insieme alla firma dell’artista: “1547 opera fata magister ieronimus da gorla et
canturio”.
Sulla parete destra
del presbiterio il pittore raffigurò, in un paesaggio verdeggiante sullo sfondo
del quale compaiono delle montagne, i Santi
Rocco e Bernardo da Chiaravalle, mentre su quella sinistra l’Adorazione dei Magi.
L’affresco più antico decora la parete
di fondo dell’abside: la Crocifissione
tra sant’Alessandro, la Vergine, san Giovanni e una Madonna in trono con
Bambino è datata1513 e firmata da Andrea De Passeris (“ioannes andreas de’ passeris de turno pinxit 1513”).
Si tratta di una raffigurazione insolita, per non dire unica: il De Passeris potrebbe aver ideato la Crocifissioneintorno alla preesistente Madonna in trono con Bambino, salvandola
da una probabile scomparsa; ma non è detto: potrebbe essere opera dello stesso artista
e ciò sarebbe ancora più anomalo. Quest’ultima risulterebbe l’ipotesi più
accreditata, in quanto nemmeno il recente restauro è riuscito a distinguere due
mani.
Lo stesso De Passeris decorò la volta del presbiterio con il busto di Cristo benedicente al centro e una serie
di soli raggiati con il trigramma.
Proseguendo lungo la
parete sinistra dell’aula, si incontra la decorazione più recente, di epoca secentesca:
raffigura, inquadrati in un’architettura a trittico, San Carlo Borromeo tra un santo francescano (san Francesco?), san Domenico e il committente.
Bibliografia
aa. vv., Celeste oro colato. Culture del
romanico. Il caso di Sant’Alessandro a Lasnigo,
a cura di M. Amadò e G. Cavallo, Lugano, 2007.
r. maurelli, s.
pavoni, La primitiva
chiesa di S. Alessandro in Lasnigo (Como), Como, 1971.
c. mazza, Memorie storiche della Vallassina:
dal manoscritto del 1796, Asso, 1995.
c. meroni, Antichi edifici religiosi del Triangolo
Lariano, Varese, 2011
Accessibilità
Maggio/Ottobre, prima domenica del mese