Frazione/Località
San Bernardino- Arcellasco
Origine
La
chiesa venne eretta intorno alla metà del Quattrocento, per opera dei frati
Francescani del Terz’Ordine che si stabilirono in quegli anni nella località
erbese: è un dato importante che testimonia la rapida diffusione del culto di
san Bernardino (canonizzato nel 1450) che durante la sua vita aveva portato la
sua predicazione anche in questa zona.
Descrizione esterna
L’edificio, rialzato rispetto al piano stradale e a quello del
sagrato, si presenta in pietre a vista con una semplice facciata a capanna, in
cui si aprono il portale e, sopra di esso, una lunetta; su una falda del tetto
si innesta il piccolo campanile. Lungo il fianco destro, è possibile notare il
locale della sacrestia, aggiunta posteriore rispetto alla chiesa originaria: in
seguito alla sua visita pastorale alla Pieve di Incino nel 1584, infatti, san
Carlo Borromeo ordinò la sua edificazione.
Descrizione interna
L’aula ad unica navata, sulla quale si innesta il presbiterio
di forma quadrata, è divisa in due campate da un arco ogivale. I due altari in
fondo all’aula, indicati in una planimetria realizzata nel 1584 circa e
conservata tra i documenti dell’Archivio Storico Diocesano di Milano, non sono
più esistenti.
Vi è conservato un
importante ciclo di affreschi, ricoperto da uno strato di calce durante la
pestilenza del 1630 e tornato alla luce solo dopo gli interventi di restauro
del 1956. Questi dipinti, che interessano l’arco di trionfo ed il presbiterio, furono
realizzati da mani diverse e in epoche differenti; la maggior parte sono coevi
all’edificazione della chiesa.
L’arco di trionfo è
decorato da un’Adorazione dei Magi,
un’Annunciazione e da una settecentesca
Crocifissione. Nell’Adorazione dei Magi si può osservare la
ricchezza delle vesti, l’attenzione ai particolari ed al paesaggio che sono una
testimonianza dello stile tardogotico; alla sommità dell’arco, il Padre Eterno tra una schiera di angeli
assiste all’Annunciazione: le figure
dell’Angelo annunciante e della Vergine annunciata sono distanti, ma collegate
da un’unica struttura architettonica. Alcuni studiosi ritengono che
l’impostazione di questi affreschi sia riferibile a modelli senesi per
l’allungamento delle figure, la fluidità dei panneggi e il fronte incastellato
dell’Annunciazione; questa
peculiarità sarebbe giustificata dalla presenza di frate Baldassarre dei
Grammatici, originario di Siena.
Sulla volta a botte
del presbiterio, il Cristo in mandorla
tra il Tetramorfo (i simboli degli Evangelisti) fu realizzato alla fine del
XV secolo con un’impostazione tipicamente medievale; sempre sulla volta, nella
parte sinistra, sono rappresentati, in due riquadri, Sant’Antonio abate, san Bernardino e sant’Ambrogio (sotto i quali
compare la scritta: “mcccclviiii. hoc. opus.
fecit. fieri. ans. antonius…”) e ancora San Bernardino.
Sulla parete sinistra, San Rocco reca la data di esecuzione: “1576. dei. 27. setemb…”, mentre sulla
parete di fondo una Crocifissione tra la Madonna e i santi Giovanni
e Bernardino (realizzati dalla stessa mano che operò sulla volta) è
affiancata da San Bernardino e da San Carlo Borromeo databili al XVIII
secolo. Si pone l’accento sulla frequenza delle raffigurazioni di san
Bernardino, a testimonianza dell’ampia diffusione del suo culto.
Come è già stato ricordato, gli
affreschi furono realizzati da artisti e in epoche differenti. Anche i dipinti
più antichi sono riconducibili a diversi pittori, più precisamente a quattro
personalità: il primo autore realizzò la Crocifissione
dell’abside e il Cristo benedicente
della volta; il secondo i Santi ai
lati dell’altare; il terzo l’Annunciazione
(e il resto dell’arco trionfale) e il quarto l’Adorazione dei Magi.
Bibliografia
f. isacchi,
Le chiese di Erba, in «Quaderni
Erbesi», V, Como, 1982
v. longoni, Umanesimo e Rinascimento in Brianza. Studi
sul patrimonio culturale, Martellago, 1998
c. meroni,
Antichi edifici religiosi del Triangolo
Lariano, Varese, 2011
Accessibilità
Domenica e festivi.