Origine
Medievale.
Esistente sicuramente nel XIII secolo (in quanto citata nel Liber Sanctorum Mediolani attribuito a
Goffredo da Bussero), con ogni probabilità fu costruita in un’epoca anteriore.
In origine,
l’edificio era costituito da un’unica aula rettangolare, ma sicuramente prima
del 1371 all’aula primitiva furono aggiunti due bracci laterali, conferendo
alla pianta l’inconsueta conformazione a croce greca che mantiene ancora oggi.
Dal 1974 è
inglobato nel parco della novecentesca Villa Giuliani.
Descrizione esterna
La chiesa dedicata ai Santi Valeria e Vitale è situata nel territorio
del comune di Sormano ma, dal punto di vista religioso, dipende sin dalle
origini dalla parrocchia di Caglio: questo legame è sottolineato inoltre dalla
dedicazione della chiesa parrocchiale del paese, ai Santi Gervaso e Protaso,
figli di Valeria e Vitale, martirizzati come i genitori per la loro fede
cristiana.
L’esterno
dell’oratorio ha mantenuto il semplice aspetto originario a pietre a vista. La
primitiva porta d’ingresso, situata sul lato verso la montagna, è stata murata;
oggi si accede alla piccola chiesa dall’estremità del braccio destro aggiunto
in un secondo momento. Dalla parte opposta si eleva la torre campanaria: essa
fu costruita in seguito ad un ordine di Carlo Borromeo contenuto negli atti
della sua visita pastorale; per quell’occasione il vescovo donò una campana.
Descrizione interna
Come è già stato ricordato si accede all’edificio tramite il braccio
destro: qui vi è conservata un’antica testimonianza
dell’arte medievale. Il riquadro raffigurante la Madonna del latte con santa Valeria e due infanti (Gervaso e Protaso)
fu realizzato nel 1371, come testimonia la data riportata nella fascia
superiore: “MCCCLXXI DIE XIII IU...”; il 1371, quindi, rappresenta la data ante quem per la costruzione di questa parte della chiesa. Oggi risulta essere l’unico affresco esistente
nell’oratorio ma, in un documento conservato presso l’archivio parrocchiale di
Caglio, don Giulio Redaelli (parroco del paese tra la fine dell’Ottocento e
l’inizio del Novecento) ricorda che il vano destro era completamente ricoperto
da affreschi molto rovinati; tale notizia trova conferma anche in alcuni atti
emessi in occasione delle visite pastorali: nel 1596 si affermava infatti che
la chiesa era “decenter picta”.
Durante i lavori di restauro del 1899, fu salvato dall’intonacatura solo il
riquadro citato, a cui la popolazione del luogo è da sempre molto legata; la
figura della Vergine viene ritenuta il modello della Madonna del latte, dipinto su muro conservato nel Santuario della
Madonna di Campoè. Nell’affresco si intravede, alla sinistra di santa Valeria,
uno stemma, probabilmente della nobile famiglia committente che rimane
sconosciuta a causa del cattivo stato di conservazione dello stesso.
Proseguendo si incrocia il
braccio perpendicolare, l’antica aula che alla sommità è ancora adibita a
presbiterio come in origine. In quest’area è collocata una croce
in pietra grigia; essa fu ritrovata dal proprietario di Villa Giuliani vicino
al cancello che delimita la proprietà dal sentiero che conduce a Caglio.
Probabilmente era una croce che ornava una tomba: nel 1584, anno della sua
visita pastorale, il vescovo Carlo Borromeo ordinò la chiusura del cimitero che
circondava l’edificio.
Risulta invece
dispersa la pala d’altare datata 1501, citata sia da Carlo Mazza nel suo
manoscritto della fine del XVIII secolo sia da don Giulio Redaelli.
Bibliografia
c. mazza,
Memorie storiche della Vallassina,
manoscritto, 1796; in Memorie storiche
della Vallassina: dal manoscritto del 1796, a cura della Biblioteca Comunale di Asso, Asso, 1995
c. meroni,
Antichi edifici religiosi del Triangolo
Lariano, Varese, 2011
Il
Resto del … Carlito. Notiziario della «Pro Caglio»,
anno XVIII, dicembre 1981
Accessibilità
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