Frazione/Località
Carella
Origine
Non si
conosce con esattezza l’epoca di costruzione della chiesa. Sicuramente esisteva
nel XIII secolo, come altre chiese di Eupilio citate nel Liber Sanctorum Mediolani attribuito a Goffredo da Bussero: San
Giorgio di Corneno (la parrocchiale), San Lorenzo a Penzano e San Vincenzo a
Galliano.
Descrizione esterna
L’edificio, risulta
solo in parte sopraelevato rispetto il piano stradale, è preceduto da un sagrato,
a cui si accede tramite una breve scalinata. La facciata è ripartita da lesene
ed è conclusa da un timpano. Un piccolo campanile si innesta sulla falda destra
del tetto.
Descrizione interna
La pianta attuale è simile a quella primitiva,
riportata in un documento del 1584 dell’Archivio Storico Diocesano di Milano:
l’aula ad un’unica navata, con soffitto decorato da motivi ornamentali, è
divisa in due campate da un arco ogivale e il presbiterio è rettangolare con
volta a crociera. Sono state apportate alcune modifiche: la costruzione della
sacrestia a sinistra dell’area presbiterale e l’aggiunta, a sinistra dell’aula,
di una cappella dedicata alla Vergine, nella quale è stato collocato l’altare
che, in origine, era situato al centro della navata.
Entrando dall’ingresso
principale (un’altra porta è situata all’altezza della seconda campata) si
trova alla sua destra, appesa sulla controfacciata, una tela raffigurante San Carlo e un
santo vescovo al cospetto della Trinità e della Vergine.
Spostandosi nel
presbiterio, non molti anni fa è riemersa, sotto uno strato di intonaco, una Crocifissione, affresco gravemente
danneggiato, attribuito da alcuni studiosi alla scuola luinesca, da altri a
Giovanni Andrea De Magistris. È un episodio molto affollato: Gesù crocifisso è raffigurato
in mezzo ai due ladroni; ai piedi della sua croce la Vergine svenuta è sorretta
dalle pie donne, mentre la
Maddalena prega inginocchiata; sullo sfondo, una schiera di
soldati accompagna, lungo il Calvario, Gesù che porta la croce: quindi, sono
rappresentati due momenti diversi della Passione.
Sulla stessa parete in cui è stata
aperta la porta per la sacrestia, è conservata una
tela con il Martirio di sant’Eurosia
(santa originaria della Spagna, il cui culto si diffuse durante la dominazione
spagnola).
Altro elemento
da notare nell’area presbiterale è l’altare in scagliola, la cui realizzazione
deve essere attribuita ad un artista della Val d’Intelvi, patria dei maestri di
questo tipo di lavorazione.
Tornando nell’aula si può accedere alla cappella, il cui spazio è quasi
interamente occupato dall’altare di cui è già stato fatto cenno poco sopra: si
tratta di un altare istoriato, completamente ricoperto da affreschi.
Il lato rivolto verso l’interno
dell’edificio raffigura nella parte alta Cristo
risorto con la Madonna
e gli angeli musicanti, mentre nella parte bassa la Madonna in adorazione del Bambino con i santi Rocco
e Sebastiano. Questi affreschi, che hanno subìto diversi ritocchi, sono
stati attribuiti a Giovanni Andrea De Magistris da Luisa Giordano, la quale li
ha comparati con i dipinti di San Pietro ad Albese con Cassano e di San Fedele
a Como, riscontrando delle analogie. Anche per i restanti dipinti è stato fatto
il nome dei De Magistris, in questo caso aiutato probabilmente dal figlio
Sigismondo.
La decorazione degli altri lati
dell’altare è divisa in due fasce. In quella inferiore sono rappresentati: la Sacra
Famiglia(ripresa
durante le faccende quotidiane: Maria sta cucendo, mentre Giuseppe sta
lavorando con la legna; sullo sfondo si vedono il bue, l’asino e un altro
personaggio intento ad accendere il camino); Gesù tra i dottori (con la Vergine e san Giuseppe sulla sinistra che sono
appena entrati nel tempio); le Nozze di
Cana (con alcuni personaggi seduti al tavolo, tra cui Gesù, ed altri
impegnati a servire) e la Strage degli innocenti (Erode assiste
all’episodio dal balcone del suo palazzo). In quella superiore invece sono
raffigurati: la Visitazione (Maria
incontra Elisabetta davanti ad una grande costruzione dalla quale si affacciano
diverse figure); l’Adorazione dei Magi (scena
classica con Gesù in braccio alla Madonna che benedice il re inginocchiato); la Presentazione al tempio (episodio affollato: oltre
alla Sacra Famiglia e a Simeone, compaiono altri personaggi, tra cui un’ancella
che tiene in mano tre colombe) e la Fuga in Egitto (Gesù, Maria e Giuseppe sono
guidati nel loro viaggio da un angelo).
Sul lato posteriore, un riquadro ricorda
il 23 giugno 1510 come il giorno in cui la Madonna cominciò a manifestarsi
attraverso miracoli:
“1510 adi 23 de
ivnio. la madona cominƷo ad demostrare mirabili cose Ĩ la sva
figvra Ĩ qvesto loco con Ĩfinite gratie et miracvli
[…] vno venerƐdi vs₵ dƐ la sva figvra molte dƐ perlƐ qvalƐ da […]
moltƐ voltƐĨ
divƐrsi tempi qvali se […] medico […]”.
Nel riquadro successivo vengono elencati
alcune di queste infinite grazie e guarigioni ritenute miracolose:
“[…] da aretio Ĩ mlo
ivdicato dali medici p. morirƐ vodose e […] libero […] itẼ avgvstĨo carpao
da galĨ qvale avea […] mvlto tẼpo facta la sva devotiÕe sẼp[…].itẼ bnardo da
mariaga qvali p moti giorni […] dolori morire se vodo et icontnete fv
adivta[…].itẼÃtÕnio d vÃolo qvale no se movea da leto p vna […] fec voto et
svbito se levo dal leto e restato […].itẼ […] da vgiÕ qvale
[…]”.
Bibliografia
l. giordano,
L’arte dall’età romana al Rinascimento,
in Storia di Monza e della Brianza.
L’arte dall’età romana al Rinascimento, tomo II, a cura di G. Anzani, P.
Biscottini, L. Caramel, L. Giordano, M. Magni e P. Tamburini, Milano, 1984
v. longoni,
Storie di Eupilio, Erba, 2005.
c. meroni,
Antichi edifici religiosi del Triangolo
Lariano, Varese, 2011
Accessibilità
Altro.