Manufatto:
castello
Localizzazione:
fraz. Pomerio,
via Como 5
Datazione:
XII-XIV secolo
Interpretazione:
castello dei Parravicini con
funzione difensivo-residenziale
Descrizione:
Il castello si articola in diversi corpi di fabbrica
che si sono sviluppati nei secoli intorno ad una corte centrale di forma
rettangolare.
L'intervento che diede avvio alla costruzione fu
promosso dal Vescovo Beltramino Parravicini, che nel XIV secolo ricostruì il
castello là dove sorgeva un più antico edificio datato all'XI-XII secolo, sede
di una guarnigione militare: questo spiega perché il castello sorga in area
pianeggiante.
La presenza dell'edifico preesistente è avvalorata
sia dalla torre in grossi conci di calcare grigio di Moltrasio, ancora ben
visibile dalla strada provinciale Erba-Como, sia dal ritrovamento di un muro di
notevole spessore con fondazione visibile fino a 5 metri di profondità, che è
stato indagato nel 1982, come segnala Fernanda Isacchi, durante lavori di scavo
a ridosso della facciata posteriore del complesso.
Il castello è datato al XII-XIV secolo
sulla base delle osservazioni effettuate in occasione del Censimento dei
Castelli della Lombardia,pubblicato nel 1991 da Regione
Lombardia (Settore Cultura e Informazione – Servizio Musei e Beni
Culturali) a cura di F.Conti, V. Hybsch, A.Vincenti dell'Istituto Italiano
dei Castelli.
Nella seconda metà del secolo scorso (1973-1982), in
occasione dei restauri effettuati in
previsione della trasformazione del castello in albergo e ristorante,
sono stati scoperti inediti affreschi trecenteschi all'interno della porzione
più antica del castello. In particolare sono stati individuati al primo piano
affreschi che rappresentano gli stemmi delle famiglie Parravicini e Carpani,
mentre al secondo, nel salone dei banchetti, sono stati restaurati due
affreschi tardogotici: l'uno rappresenta una Madonna in trono con il Bambino,
l'altro una figura di santo riconosciuto come S.Benedetto.
Relativamente ai secoli successivi al medioevo, in
base alle fonti documentarie e di archivio, raccolte ed analizzate da Virginio
Longoni, sappiamo che nel 1480 vivevano al castello due esponenti della
famiglia Parravicini, prete Bernardo e frate Giovanni, entrambi appartenenti ad una confraternita del
terz'ordine francescano; nel 1647 la famiglia Archinti divenne proprietaria del
complesso e, nello stesso secolo, la proprietà passò nuovamente ai Parravicini,
che nel 1714 la vendettero alla famiglia Corti.
All'inizio del
XIX secolo furono i Corti ad impiantare un'attività serica all'interno
del castello; un secolo dopo, agli inizi del Novecento, il complesso subì una
totale ristrutturazione in stile neogotico: in questa occasione sulla facciata
occidentale vennero aperte alcune finestre ad arco a sesto acuto.
In occasione degli interventi effettuati
nella seconda metà del secolo scorso (1973-1982), oltre agli interventi sulle
murature più antiche, che hanno consentito la scoperta degli affreschi del XIV
secolo, va segnalata la scoperta, nella corte interna del castello, di due
“pozzi da butto”. Lo scavo ha portato al
recupero di frammenti ceramici datati tra il XIV e XVI secolo: queste stoviglie rotte, e per questo gettate,
hanno offerto preziose indicazioni sulla vita quotidiana al castello tra tardo
medioevo e rinascimento. I reperti sono conservati presso il Civico Museo
Archeologico di Erba.
Bibliografia
e sitografia essenziale (a
cui si rimanda per bibliografia e sitografia precedente)
AA.VV., Il Triangolo Lariano, a cura di Istituto
per la Storia dell’Arte Lombarda, Como 2002, pp. 129-130.
AA.VV., Torri, Rocche, Fortezze e
Castelli nel Triangolo Lariano, a cura di Associazione Appuntamenti
Musicali nel Triangolo Lariano (DVD con immagini e schede), Como 2008.
AA.VV., Torri e Castelli del
Triangolo Lariano (carta itineraria), Como 2009.
Conti F., Hybsch V., Vincenti A., I castelli della Lombardia, Province di Como, Sondrio, Varese,
Novara 1991, p. 69.
Isacchi F., Castelli e rocche medioevali
nel Pian d’Erba, in Quaderni Erbesi, IV (1982), pp. 31-37.
Longoni L., Fonti per la storia del Triangolo
Lariano. Il Medioevo, Canzo 1999, p. 58
(con
fonti documentarie riportate: nn. 386,
415, 416).