monte san primo
Area del Monte San Primo

LE GROTTE DEL MONTE SAN PRIMO

Sulle pendici del Monte San Primo sono state recentemente scoperte due importanti cavità, al momento non collegate tra loro, ma idrologicamente in relazione con la struttura carsica che si sviluppa all’interno del fianco Nord della Piega del Pian del Tivano. Entrambe le grotte risultano essere fortemente controllate dalla struttura geologica locale e si sviluppano lungo i giunti di strato seguendone l’immersione.

ABISSO DEI MONDI

L’ingresso è stato reperito all’inizio del 2000 da elementi dello Speleo Club Erba. Nel dicembre 2001 dopo varie giornate di disostruzione si accede alla parte profonda della cavità, nei mesi successivi con la collaborazione del Gruppo Speleologico Valle Imagna, è stata esplorata la via principale fino a 300m di profondità e diverse diramazioni laterali.
Nel 2004 sono stati esplorati alcuni rami laterali nella zona del fondo, tra cui un pozzo di 20m che porta ad un nuovo fondo a –270m.
Superato il saltino d’ingresso si accede a Mondo Immondo parte veramente disagevole caratterizzata da un interstrato di ridotte dimensioni costellato da strettoie. Alla profondità di –70m ci troviamo di fronte a un trivio, a sinistra abbiamo una galleria in salita che termina in prossimità della superficie a destra si accede ad una galleria discendente di discrete dimensioni che termina dopo un pozzo da 20 e vari scivoli alla profondità di 100m in un settore ancora in esplorazione.
Procedendo lungo la via principale superata una strettoia verticale si giunge ad un P. 22, superato il quale si entra nella parte più ampia della cavità, caratterizzata da una lunga galleria lungo la massima inclinazione degli strati con un marcato approfondimento a forra. Alla profondità di 200m superato un pozzo da 16m si accede al Condottone, scivolo molto inclinato intervallato da saltini. Alla base è possibile procedere in due direzioni, la via attiva termina a –263 in una zona fangosa, la via fossile inizia con un pozzo da 10m seguito da una serie di condotte orizzontali intervallate da pozzetti che portano alla massima profondità della grotta.

L’ALTRO MONDO

L’ingresso dell’Altro Mondo fu individuato nell’inverno ’99 da due soci dello SCE. Pur presentandosi inizialmente solo come una modesta fessura nel versante erboso, negli anni successivi fu fatto oggetto di ripetuti scavi che lo trasformarono in un pozzetto di qualche metro di profondità.
Il 26 dicembre 2003, grazie all’intuito esplorativo e ad un potente martello demolitore, viene aperto un passaggio sotto un lastrone parzialmente scollato. A passo di corsa gli esploratori percorrono una galleria di interstrato, superano una verticale parzialmente intasata di frana e raggiungono una sala da cui dipartono due vie principali. La prima conduce a un pozzo da 15, la seconda, dopo un meandro di una cinquantina di metri, alla partenza di una verticale valutata tra i 100 e i 150 metri di profondità.
Nel Febbraio 2004 viene sceso il pozzo da 15, alla cui base la via risulta presto impraticabile. Nell’Aprile dello stesso anno viene organizzata una punta per scendere la verticale più profonda. Per percorrerla sono necessari una quindicina di frazionamenti e più di 200 metri di corda. Alla base, dopo una trentina di metri, una nuova verticale. Due settimane dopo una punta di sette persone scende il pozzo raggiungendo una sala che si rivela essere il fondo della grotta. Nel settembre 2004, superando una strettoia, viene esplorato un meandro in risalita a -50 circa.
Superato il passaggio iniziale, una breve verticale completamente artificiale permette di raggiungere un laminatoio che immette in una galleria di interstrato, fortemente inclinata, di dimensioni ragguardevoli (9x3). Scendendo tra i massi che ingombrano il fondo della galleria, si supera un restringimento e si perviene ad un vasto ambiente verticale parzialmente ingombro di frana. A destra è presente un meandro in risalita parzialmente collassato che termina in un interstrato fangoso. Scesa la verticale si giunge in un ambiente ornato di bianche concrezioni ormai fossili, a pavimento del quale, retrovertendo, è possibile raggiungere una galleria in risalita percorribile per una cinquantina di metri.
Proseguendo dritti si supera un basso passaggio e si entra in una sala di crollo che presenta due prosecuzioni. Di fronte, scendendo tra i blocchi di frana, è possibile raggiungere la partenza di un pozzo da 15, alla cui base si trova un meandro attivo, presto impercorribile. A destra si penetra in un meandro parzialmente occluso da colate di concrezione. Dopo una cinquantina di metri si perviene alla sommità di un breve salto fangoso, che fa da anticamera al pozzo Energay.
Dopo un primo tiro verticale di una quindicina di metri, Energay risulta essere uno scivolo impostato lungo la massima pendenza degli strati (circa 60°), con dimensioni medie degli ambienti di 8x8 metri. La lunga discenderia permette di raggiungere un comodo terrazzo, cui fanno seguito due brevi salti verticali. Un nuovo scivolo conduce al salto finale, una verticale di una quarantina di metri. Alla base una discenderia sassosa di una trentina di metri conduce alla partenza di un nuovo pozzo: Powergay. Ad una discenderia molto inclinata fa seguito una verticale di una trentina di metri che permette di raggiungere la sala terminale. Posta alla profondità di 285 metri rispetto all’ingresso, si presenta come una sala di crollo di forma allungata. Nel punto di immersione degli strati una pozza fangosa blocca ogni ragionevole tentativo di prosecuzione.

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